Symbola e Fassa Bortolo, le 100 storie d’eccellenza del restauro

L'Aquila il più grande cantiere di restauro d'Europa

NOV 17, 2020 -

Roma, 17 nov. (askanews) – Cento esperienze, quelle raccontate in “100 italian architectural conservation stories” di Fondazione Symbola e Fassa Bortolo, con la partnership di Assorestauro, che oltre a dare lustro internazionale al nostro Paese, sono chiamate oggi a dare un contributo importante alla ricostruzione del più grande cantiere di restauro del mondo: quello dei crateri dei terremoti che hanno colpito il centro Italia. Cento storie di innovazione, sostenibilità e bellezza: un’occasione unica per mettere a sistema una filiera made in Italy fatta di competenze, tecnologie e materiali sviluppati dal mondo dell’impresa e da quello della ricerca e dell’Università. I nostri restauri sono apprezzati e premiati in tutto il mondo. Non è un caso se nel 2020 il più prestigioso riconoscimento europeo, l’European Heritage Award e di recente il Grand Prix, hanno premiato un’esperienza italiana. Parliamo dell’intervento sulla Basilica di Santa Maria di Collemaggio distrutta durante il terremoto de L’Aquila. Un cantiere il cui valore risiede nelle tecnologie innovative impiegate e nell’aver tenuta aperta e in sicurezza, per tutta la durata dei lavori, la fruizione della Basilica.

L’intervento è stato interamente sostenuto da Eni Spa e tra le aziende fornitrici di materiali è presente Fassa Bortolo. L’Appennino centrale, colpito dagli eventi sismici del 2009 e del 2016/17, è il più grande cantiere di restauro in Europa con L’Aquila come laboratorio più importante con più di 2 miliardi finora investiti nella ricostruzione del patrimonio culturale. Nel rapporto si dà spazio alle tante realtà che stanno sperimentando materiali e tecnologie per rendere più efficienti gli interventi di recupero, nonostante gli edifici in muratura non possano raggiungere le stesse performance delle costruzioni realizzate con materiali più moderni. Ad esempio nell’ambito del progetto WeACT3 di CIVITA, grazie al laser scanner 3D a colori sviluppato da ENEA, è stato possibile scannerizzare la volta di Pietro da Cortona a Palazzo Barberini (la seconda volta più grande a Roma, dopo la Cappella Sistina) a 18 metri di altezza, restituendo un modello 3D ad altissima risoluzione e nel rispetto dei colori originali, per verificare i precedenti interventi di restauro, l’eventuale presenza di infiltrazioni e micro-fessure, e pianificare i lavori di restauro per gli anni successivi. Un’altra storia interessante è anche quella dell’illuminazione della Cappella degli Scrovegni a Padova a cura di iGuzzini illuminazione, leader nel settore dell’illuminazione architetturale. Il risultato è un “restauro percettivo” degli affreschi e un risparmio energetico del 60% rispetto al precedente impianto attraverso la pionieristica applicazione di IoT nata dall’integrazione tra LED, sensori ambientali e applicazioni software, in grado di calibrare la luce artificiale in base alle condizioni dell’illuminazione naturale. È italiano il primo protocollo al mondo che certifica la sostenibilità nel recupero dell’edilizia storico, lo ha realizzato la sezione italiana di un’organizzazione internazionale, ossia il Green Building Council Italia, e il primo edificio al mondo ad essere certificato sono le ex scuderie del Monastero benedettino della Rocca di Sant’Apollinare nei pressi di Spina (PG). Pratiche virtuose, che per la parte privata, possono oggi, a seguito della conversione in legge del Decreto Rilancio, essere moltiplicate grazie ai superbonus 110%. C’è una forte sensibilità del nostro Paese verso l’edilizia green, dimostrata dal fatto che l’Italia è il secondo paese in Europa per numero di edifici certificati da protocolli energetico-ambientali (16 milioni di metri quadri di edilizia sostenibile). Oltre allo sviluppo di materiali e tecnologie innovative, il valore del prodotto finito di questa filiera è fortemente connesso ad altre due componenti: la specializzazione degli studi di progettazione e l’alta qualità delle maestranze. La filiera del restauro si rivolge ad un mercato già oggi consistente: basti considerare che nel 2019 in Italia ha superato il valore di 638 milioni di euro, stando all’analisi effettuata dal CRESME, riferita ai soli valori dei bandi pubblicati. “100 italian architectural conservation stories” è stato presentato stamattina da Dario Franceschini, Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo; hanno introdotto il rapporto Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola e Paolo Fassa, presidente Fassa Bortolo; ha presentato il lavoro Fabio Renzi, segretario generale della Fondazione Symbola; sono intervenuti Alessandra Vittorini, direttore Fondazione Scuola Beni Culturali e Maria Cristina Piovesana, vicepresidente nazionale Confindustria. Il rapporto restituisce una foto d’insieme di tutto il settore. Particolarmente ricco il segmento legato allo sviluppo di materiali e tecnologie innovative per la messa in sicurezza dell’edilizia storica. Ambito di particolare rilievo per un Paese come l’Italia, sismico quasi nella sua interezza. Una competenza sviluppatasi attorno alla metà degli anni ’80, quando molte imprese iniziarono a industrializzare sistemi studiati nelle università permettendo così la diffusione di tecniche di consolidamento e d’irrigidimento degli impalcati, delle strutture orizzontali in legno, delle strutture verticali in muratura. Le prime applicazioni al mondo di materiali compositi per il rinforzo strutturale nel campo del recupero e restauro architettonico sono state realizzate in quegli anni proprio in Italia. Ampio spazio viene dato poi agli istituti di ricerca e formazione. Parliamo di istituti di indiscussa rilevanza internazionale, dall’Opificio delle pietre dure di Firenze all’Istituto Centrale del Restauro di Roma. A questi istituti si sono aggiunti nel tempo numerosi importanti dipartimenti e facoltà di architettura, a partire dall’Università “La Sapienza” di Roma che nel 1919 fondò la prima Facoltà di Architettura al mondo ad avere un insegnamento accademico legato all’ambito del restauro dei monumenti, mettendo insieme discipline legate all’ingegneria, alle belle arti e agli studi umanistici. Ed è proprio per queste specificità che l’ICCROM – Centro internazionale di studi per la conservazione ed il restauro dei beni culturali, emanazione dell’Unesco, ha istituito la sua sede in Italia, a Roma nel 1959.

Di questa filiera fanno parte anche alcuni autorevoli soggetti istituzionali e privati che hanno come mission quella di promuovere le nostre pratiche di eccellenza nel mondo. Da un lato c’è l’impegno dell’AICS – Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo che, in collaborazione all’Istituto Centrale del Restauro, ha portato alla nascita e alla crescita nel mondo di centri di ricerca e formazione su modello di quello italiano: dalla Siria all’Egitto, fino, più di recente, in Bolivia. In parallelo, anche l’impegno di Assorestauro, associazione di categoria che dal 2005 rappresenta tutto il settore della conservazione del patrimonio materiale in Italia, incaricata dall’APT Europechapter europeo dell’Association for Preservation Technology (la corrispettiva associazione statunitense), di sviluppare la propria sezione europea. Un’azione che accanto alla partecipazione alle principali fiere di settore, ha visto il moltiplicarsi all’estero di cantieri pilota per facilitare collaborazioni tra professionalità italiane e locali e favorito la nascita di importanti scuole di restauro in Russia, in Turchia e a Cuba.