“Io mamma positiva” nelle corsie incubo degli “Sporchi Covid+”

La testimonianza di una 45enne per 20 ore in un Ps di Milano

OTT 30, 2020 -

Milano, 30 ott. (askanews) – “Sono Covid positiva dal 19 ottobre, ho avuto sintomi come quelli di tutte le influenze messe insieme e anche di più, ma gestibili. Due giorni fa però mi sono svegliata col fiato corto, parlavo con affanno come se stessi facendo rampe di scale e ieri ho chiamato il 118: la saturazione dell’ossigeno del sangue a 90”. Inizia così la testimonianza di Elena (nome di fantasia), 45 anni, mamma di due bambine, uscita oggi dopo venti ore che ricorderà a lungo dal Pronto soccorso dell’ospedale San Carlo di Milano. Elena ha deciso di raccontare la sofferenza dei pazienti, molti in crisi respiratoria, in arrivo al Pronto soccorso, l’impegno e le difficoltà degli operatori sanitari, sommersi dall’emergenza. “Perché volevo dire la mia in un momento in cui tanti parlano ma non sanno”, spiega, riferendosi alle fake news che circolano sui pronto soccorsi vuoti.

“Decidono di portarmi in ospedale – racconta Elena – Dopo 15 minuti ferma sotto casa dentro l’ambulanza con l’operatore in attesa al telefono per sapere dove portarmi, finalmente gli dicono di andare al San Carlo perché è quello messo meno peggio. Io abito vicino Magenta e nel raggio di 10 minuti ho almeno 3 ospedali più vicini. Comunque ok S. Carlo. Arrivo in ospedale, triage normalissima prima di entrare, dichiaro di essere Covid positiva e quindi decidono di mettermi negli “Sporchi Covid +”. Sì perché adesso il ps del S. Carlo è diviso in puliti (ps normale), zona filtro (in attesa di esito tampone), e “Sporchi Covid +”. C’è scritto proprio così, ci sono i cartelli da tutte le parti”.

“Mi parcheggiano circa 30 minuti su una poltroncina reclinabile e lì ci passerò la notte – prosegue Elena – Non è la mia esperienza da malata che voglio raccontare, ma quello che ho visto con i miei occhi. Ci sono almeno 3 sale attrezzate con ossigeno a muro per terapia sub intensiva, dove mettono chi ha bisogno del casco: sale piene. Ci sono almeno altre 3 sale, prima normali sale d’attesa che sono state adibite per ospitare altri pazienti, 2 per sala. Io ero lì, dove mettono anche chi ha bisogno di ossigeno, ma con le bombole che cambiano periodicamente”.

“In corridoio altri 6, poi 8, poi 10 lettini di persone che arrivavano, ma non hanno posto. Stamattina ne sono arrivati altri 8, la maggior parte anziani, e 5 di noi tra quelli messi meglio sono stati spostati in un’altra zona ancora vergine dove, con 2 paraventi e altre bombole d’ossigeno, hanno approntato 2 nuove sale Covid di fortuna. Tra le 7 e le 9 – dice Elena – sono passate davanti alla mia stanza due donne decedute, in silenzio per non far spaventare noi altri. Infermieri e dottori non si sono scomposti, massimo rispetto e serietà”.

(segue)