Abruzzo, Coldiretti: chiusura alle 18 effetto negativo a cascata

'Limitazioni ad attività di impresa devono prevedere sostegno'

OTT 28, 2020 -

Pescara, 28 ott. (askanews) – ‘La chiusura anticipata alle 18 della ristorazione con il crollo delle attività di bar, gelaterie, pasticcerie, trattorie, ristoranti e pizzerie ha un effetto negativo a cascata sull’agroalimentare regionale, con una notevole perdita di fatturato per le mancate vendite di cibo e bevande, a partire dal settore vinicolo e ittico’. E’ quanto evidenzia Coldiretti Abruzzo in riferimento al nuovo Dpcm, circa l’impatto sull’intera filiera agroalimentare della chiusura di ristoranti, bar, gelaterie e pasticcerie alle 18 e della diffusione dello smart working che taglia le pause pranzo. “Il drastico crollo dell’attività di ristorazione – sottolinea la Coldiretti – peserà sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo, la ristorazione – precisa la Coldiretti Abruzzo – rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato. Prima dell’emergenza Coronavirus, la spesa degli italiani per pranzi, cene, aperitivi e colazioni fuori casa era pari al 35% del totale dei consumi alimentari. Ricordiamo che nell’attività di ristorazione sono coinvolti bar, mense e ristoranti ma anche industrie alimentari e aziende agricole lungo la filiera impegnate a garantire le forniture per migliaia di posti di lavoro”. Secondo Coldiretti “le limitazioni alle attività di impresa devono dunque prevedere un adeguato sostegno economico lungo tutta la filiera e misure come la decontribuzione protratte anche per le prossime scadenze superando il limite degli aiuti di stato alo scopo di salvaguardare il sistema agroalimentare nazionale e regionale anche, che rappresenta la prima ricchezza del paese e svolge un ruolo da traino per l’intero sistema economico Made in Italy in Italia e all’estero”.