“Sono stata clandestina, so cosa vuole dire essere respinti” (Liliana Segre)

"Grazie ai ragazzi, tutti miei nipoti ideali"

OTT 9, 2020 -

Roma, 9 ott. (askanews) – “Io sono stata una clandestina, una richiedente asilo e so cosa vuol dire essere respinti, sono passaggi della vita così importanti. Il mio fu un respingimento di un uomo che obbediva agli ordini e che ci umiliò, un momento terribile”. Lo ha detto la senatrice a vita Liliana Segre, nel corso del suo ultimo intervento pubblico sulla Shoah a Rondine cittadella per la pace (Arezzo).

“Abbiamo passato – ha ricordato – una montagna d’inverno, siamo arrivati in Svizzera, Paese della libertà, e poi abbiamo incontrato un ufficiale che ci guardò con disprezzo: non credeva nella nostra sofferenza e ci rimandò indietro, ci riaccompagnarono in Italia con i fucili e le baionette e ridevano di noi. Fummo arrestati da finanzieri in camicia nera, erano disperati di arrestarci ma non potevano fare altro, perchè i tedeschi erano lì”.

“Da nonna, come sono orgogliosamente – ha detto ancora – ringrazio i ragazzi, tutti miei nipoti ideali che non mi stanco mai di citare quando racconto la mia storia. Nel mio racconto c’è la pena, l’amore, la pietà, il ricordo struggente di quella che ero io ragazzina e di cui oggi sono la nonna, incredula e a volte incapace di stare così vicino, profondamente e senza lacrime ormai, da tanti anni a quella ragazzina che ero io”.

La senatrice a vita ha spiegato perchè ha scelto Rondine per il suo ultimo intervento. “Sono stata io, dopo averci pensato tanto, come chiudere questa lunga testimonianza, soprattutto nelle scuole, a chiedermi: dove vorrei parlare per l’ultima volta in pubblico? C’è un momento in cui, una persona di novanta anni, dice: mi ritiro. Ricordandomi da sempre l’affetto che Rondine mi aveva riservato tanti anni fa, già allora era un’utopia, ma che subito mi aveva preso con l’incantamento di quello che io avrei realizzare nella mia vita”.

Afe/Int9