Da luglio i casi settimanali aumentati di oltre 10.000 (Cartabellotta)

NOn aspettare che la situazione peggiori per agire

OTT 6, 2020 -

Roma, 6 ott. (askanews) – “Da luglio ad oggi i casi settimanali sono aumentati di oltre 10mila. Siamo nella fase di circolazione endemica del virus con crescita lineare dei nuovi casi. Con l’aumento progressivo dei casi aumentano anche ospedalizzazioni e terapie intensive. L’errore da non ripetere è quello di aspettare il peggioramento importante dei numeri prima di prendere decisioni”. Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’imprenditore e gli altri” su Cusano Italia Tv.

“Non vorrei che spostassimo tutte le responsabilità di un eventuale aumento dei contagi sui comportamenti dei cittadini.

Oggi il vero problema è non mandare in tilt il sistema di tracciamento territoriale”, ha spiegato Cartabellotta secondo cui il problema reale non sarà la carenza di posti letto in terapia intensiva, ma di personale”.

“Fino alla terza settimana di luglio – ha calcolato il presidente della fondazione Gimbe – viaggiavamo su una media di 1400 nuovi casi settimanali, quindi mediamente 200 al giorno, poi la curva ha iniziato a salire ed è arrivata fino ai 12414 casi della settimana dal 23 al 29 settembre. Dal 30 settembre al 4 ottobre questa cifra è stata già superata. Quindi oggi siamo nella fase che si chiama di circolazione endemica del virus con crescita lineare dei nuovi casi. Dei casi attualmente positivi, il 95% è in isolamento domiciliare, il 4,5% ricoverati con sintomi e lo 0,5% in terapia intensiva. Però questo trend dei casi attualmente positivi che partiva da 12mila a fine luglio, adesso è arrivato a 57429”.

Da tenere sempre presente che “quando gli asintomatici contagiano le persone fragili incrementano anche i numeri negli ospedali. A fine luglio avevamo 40 pazienti in terapia intensiva, oggi ne abbiamo 303. Gli ospedalizzati erano 732 e sono ora 3287. E’ una crescita graduale e progressiva”.

“L’errore da non ripetere è quello di aspettare il peggioramento importante dei numeri prima di prendere decisioni. Dobbiamo giocare d’anticipo contro il virus. Una delle cose che è stata trascurata nella fase iniziale, ma anche in quella di riapertura, è che il virus è in vantaggio su di noi di almeno 3 settimane. Questo vuol dire che i nostri comportamenti odierni, sia quelli virtuosi sia quelli dissennati, si riflettono sui numeri dopo 3 settimane. Se domani mattina mettiamo delle restrizioni, gli effetti li vediamo dopo 3 settimane. Questo ci ha portato a rincorrere sempre il virus. Bisogna essere tempestivi e non ripetere gli errori di sistema che abbiamo commesso”.

Red/Apa/Int9