Tumore ovarico, un “naso” elettronico può scovarlo

INT e Statale Milano puntano a sviluppo test del respiro

SET 3, 2020 -

Roma, 3 set. (askanews) – Lo chiamano naso elettronico, o in inglese electronic nose (e-nose), ed è la tecnologia utilizzata in un ampio studio appena pubblicato sulla rivista scientifica Cancers, edita on-line da MDPI, e condotto dall’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano in collaborazione con l’Università Statale di Milano, per migliorare la diagnosi del carcinoma ovarico. I risultati sono promettenti e aprono nuovi orizzonti per lo screening di un tumore che, ad oggi, purtroppo viene ancora scoperto troppo tardi, quando le strategie a disposizione non garantiscono percentuali elevate di efficacia.

“La presenza del tumore determina modificazioni di tutta una serie di processi metabolici, a cui segue il rilascio di sostanze volatili organiche – spiega Francesco Raspagliesi, Direttore dell’Unità di Oncologia Ginecologica dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e prima firma dello studio – . Sono in pratica tracce della presenza della malattia e sono contenute nel respiro sotto forma di molecole volatili. Il naso elettronico ha permesso di cogliere la presenza di alcune di queste sostanze nel respiro delle donne malate, che vengono così identificate rispetto ai controlli sani. Questi risultati sembrano indicare una linea di ricerca assai promettente per una futura possibile diagnosi precoce di questi tumori e ci spingono a proseguire con ulteriori studi”.

Secondo i dati dell’Associazione Italiana di Oncologia (AIOM) e dell’Associazione Italiana dei Registri Tumori (AIRTUM), nel 2016 in Italia sono stati diagnosticati 5200 nuovi casi di carcinoma ovarico e per il 2020 ne sono attesi 5339. Il rischio di ammalarsi e di morire per questa malattia riguardano rispettivamente una donna su 74 e una su 139, con una sopravvivenza a cinque anni nettamente diversa a seconda dello stadio della malattia: raggiunge il 90% nel primo stadio, per scendere drammaticamente al 15-20% nel terzo e quarto stadio. Ad oggi però, a causa di una mancanza di metodologie affidabili, la maggior parte delle diagnosi avviene nelle fasi avanzate della malattia.