Pepe (Fareambiente): nemmeno lockdown ha fermato frodi agroalimentari

Report 2020: Umbria, Emilia Romagna e Campania su podio illeciti

LUG 29, 2020 -

Roma, 29 lug. (askanews) – Anche quest’anno l’associazione ambientalista Fareambiente in collaborazione con le forze di polizia, Rac, Nas e Gdf ha stilato il rapporto dell’ultimo anno sulle frodi agroalimentari. “Nemmeno il lockdown ha fermato il mercato delle frodi agroalimentari” dichiara il presidente dell’associazione ambientalista Fareambiente, Vincenzo Pepe. “Dagli illeciti agroalimentari possiamo e dobbiamo difenderci leggendo le etichette, chiedendo ai ristoranti la provenienza dei prodotti e prestando attenzione agli acquisti online, senza lasciarsi abbindolare dai prezzi”. “I dati del 2019 – racconta Oreste Gerini, Direttore generale PREF del Dipartimento dell’Ispettorato Centrale della Tutela della Qualita’ e della Repressione Frodi dei Prodotti – si sono concretizzati in risultati di assoluta eccellenza, parliamo di sequestri per oltre 300 milioni di euro, un numero di contestazioni amministrative di quasi 4500, 1400 prodotti che sono risultati irregolari all’analisi cliniche, pari al 10% di quelli analizzati, sequestri pari a 585 e diffide pari a oltre 2000”. Particolarmente attivo nell’epoca Covid poi “il contrasto a prodotti che venivano commercializzati come aventi la capacità di prevenire o curare le infezioni da Covid19. Secondo il RaC (reparto anticontraffazione carabinieri) regione leader per gli illeciti agroalimentari nel 2019 è stata l’Umbria con un valore 1.508.400,00 euro. La seconda regione sul podio dell’illegalità per illeciti agroalimentari risulta essere l’Emilia Romagna con 1.263.081,88 euro, terza la Campania (1.088.665,00 euro).

Durante il lockdown sale invece sul podio la Lombardia. Importante anche il supporto offerto dal Comando carabinieri per la tutela della salute: “I carabinieri del Nas – sottolinea il Generale di Divisione Adelmo Lusi – sono impegnati ogni giorno nell’attività di controllo sulla filiera agroalimentare italiana, controllando sia la parte di realizzazione del cibo, fino ad arrivare alla grande distribuzione e quindi alle tavole dei nostri concittadini. Tutto questo per salvaguardare la salute degli italiani e cercare di scoraggiare quelle che sono le attività illecite che danneggiano grandemente il nostro Paese”. Secondo i dati del 2019 della Guardia di Finanza il comparto maggiormente soggetto a illeciti è stato quello dei mosti e uve parzialmente fermentati, seguito dai vini, dai prodotti alimentari, dai legumi e prodotti di pasticceria. Importanti sequestri nel settore vinicolo anche da parte delle forze di polizia. Nel quadrimestre febbraio-maggio, quindi in piena pandemia, sono stati certificati 5,8 milioni di ettolitri di vino di qualità, l’equivalente di oltre 773 milioni di bottiglie.

“Quest’anno – ricorda Francesco Della Corte, componente Consiglio di Amministrazione del Gal Cilento Regeneratio – siamo arrivati all’undicesima edizione del nostro rapporto annuale sulle frodi agroalimentari e mai avremmo immaginato di inaugurare questa nuova decade con fatti così catastrofici, generati proprio dall’uso del cibo. Abbiamo quindi voluto soffermare la nostra attenzione anche sulla stigmatizzazione che ha avuto nel corso dei secoli la consapevolezza dell’importanza del legame inscindibile tra il buon cibo e una vita sana e longeva”. “Parlare di illeciti agroalimentari significa parlare di agrofurbi e di criminalità organizzata” ha aggiunto in conclusione Anna Zollo, Responsabile scientifico e Vicepresidente Vicario FareAmbiente. “Ci siamo resi conto nella stesura del rapporto come questa non si sia fermata con il lockdown, anzi ha proliferato, è entrata nelle nostre case dalla porta d’ingresso, perchè molte aziende pur di sopravvivere sono state costrette a fare i conti con gli agrofurbi, mettendo sulla tavola degli italiani prodotti non sicuri. Grazie alle forze dell’ordine che continuano a lavorare quotidianamente per la tutela e la sicurezza della nostra salute”.

Nel contrasto alle frodi agroalimentari non è mancato anche l’impegno da parte delle istituzioni politiche. Secondo l’on. Paolo Russo della Commissione Bilancio “bisogna ripartire dall’origine dei prodotti. Noi proviamo a farlo anche in Parlamento. Approveremo presto una nostra proposta che viene proprio da Fareambiente che introduce l’origine dei prodotti nei menù, Quindi finalmente avremo la possibilità quando andiamo al ristorante di sapere, non solo cosa mangiamo, ma quel prodotto da dove viene, dove è stato coltivato, dove, dove è stato confezionato. Se l’Italia fa l’italia riusciamo ad uscirne forti e ad essere più forti anche sui mercati internazionali”.