“Furbetti” del reddito di cittadinanza, 18 denunce in Calabria

Anche la moglie del boss al 41bis

MAG 25, 2020 -

Roma, 25 mag. (askanews) – Oltre ai furbetti del cartellino, dei falsi invalidi e dei falsi braccianti, negli ultimi mesi l’attenzione dei carabinieri reggini si è concentrata anche sui “furbetti” del reddito di cittadinanza, le cui elargizioni, se non puntualmente controllate, possono sovvenzionare soggetti intranei o contigui alla ‘ndrangheta. Nell’ambito dei sussidi sociali, non di rado, false certificazioni e truffe, consentono a soggetti privi dei requisiti di ottenere denaro pubblico, con evidente danno economico e sociale per la collettività, togliendo le risorse a chi ne avrebbe veramente bisogno. I carabinieri, anche grazie alla struttura capillare del territorio con le Stazioni sentinelle dei bisogni e delle necessità della popolazione, tra i numerosi altri, hanno il compitodi controllare che tali aiuti pubblici arrivino nelle tasche dei cittadini onesti, in possesso dei requisiti previsti. A tale scopo, i carabinieri della Compagnia di Taurianova, grazie al coordinato lavoro delle Stazioni dipendenti in vari comuni della Piana di Gioia Tauro, in particolare Varapodio, Giffone, Molochio, San Martino di Taurianova, Cittanova e Cinquefrondi, hanno svolto una generale azione di controllo e verifica dei percettori del reddito di cittadinanza, al fine di verificare la regolarità delle procedure attestative e quindi dell’effettivo possesso dei requisiti previsti. Da tale operazione, denominata “Dike”, dalla mitologia greca “Dea della Giustizia”, sono emerse una serie di irregolarità a carico di 18 cittadini, con un danno erariale complessivo stimato in circa 50.000 euro, che i carabinieri hanno segnalato all’Autorità Giudiziaria di Palmi, diretta dal Procuratore Capo Ottavio Sferlazza, e ai competenti uffici dell’Inps, che hanno immediatamente interrotto l’elargizione del sussidio. Variegate sono state le irregolarità emerse dagli accertamenti. Non solo cittadini che svolgevano lavoro “in nero”, pur percependo il reddito, in bar, ristoranti o in cantieri edili, ma anche un gestore di una officina meccanica del tutto abusiva, con diverse autovetture in attesa, e il proprietario di un salone di parrucchiere che non solo percepiva il reddito di cittadinanza pur lavorando regolarmente, ma si è scoperto avesse formalmente chiuso l’attività 4 anni fa. (Segue)