Preso latitante di ‘ndrangheta Cordì, fatale emergenza coronavirus

Cesare Cordì, 42 anni, tra i boss della cosca di Locri

MAR 13, 2020 -

Roma, 13 mar. (askanews) – I carabinieri hanno arrestato a Bruzzano Zeffirio (Reggio Calabria) il latitante Cesare Antonio Cordì, 42 anni, esponente di spicco della ‘ndrangheta di Locri, ricercato dalla scorsa estate da quando era sfuggito all’operazione “Riscatto” contro la storica cosca di Locri dei Cordì, ai cui partecipi erano contestati, a vario titolo, i reati di associazione di tipo mafioso, estorsione, danneggiamento seguito da incendio, illecita concorrenza con minaccia o violenza, trasferimento fraudolento di valori, detenzione e porto in luogo pubblico di armi, con l’aggravante di aver agito per favorire gli interessi della ‘ndrangheta.

Per la cattura di Cordì sono state decisive le violazioni al decreto “Io resto a casa” contro il coronavirus: l’intraprendenza nel violare le prescrizioni delle norme emergenziali dettate dal Governo ha fornito l’ultimo tassello agli investigatori dell’Arma.

Nella tarda serata di ieri, sono risultate infatti fatali a Cordì le condizioni ambientali generate dall’emergenza sanitaria, impedendogli di nascondere la propria presenza in una casa tra le tante che, in questi giorni, vedono la sola fugace uscita per gli acquisti quotidiani di derrate alimentari.

È bastata poi il flebile bagliore di una sigaretta – carpito dalla fessura di una tapparella – per dare la certezza ai carabinieri che, in quella casa in Contrada Monica di Bruzzano Zeffirio, ci fosse il ricercato sulle cui tracce erano ormai da giorni.

Un’azione fulminea, quella dei militari delle Compagnie di Bianco e Locri, dei carabinieri dello squadrone eliportato “Cacciatori d’Aspromonte”, che non ha concesso la minima possibilità alla fuga già orchestrata da un ingresso secondario al figlio di Antonio “u ragiuneri”.

Cordì era in particolare indagato per trasferimento fraudolento di valori – aggravato perché commesso al fine di agevolare l’associazione mafiosa – in quanto, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali, avrebbe attribuito fittiziamente alla moglie Teresa Giorgi la titolarità formale dell’esercizio commerciale “Dolcemente di Giorgi Teresa” ad Ardore.

Sono in corso le indagini per ricostruire la rete che di persone che ha favorito la latitanza del 42enne.