Tangenti Saipem in Algeria: in appello assolti Scaroni, Eni e altri 8

Ribaltata la sentenza del primo grado che aveva portato 7 condanne

GEN 15, 2020 -

Roma, 15 gen. (askanews) – La conferma delle assoluzioni già incassate nel primo grado di giudizio dall’attuale presidente del Milan, Paolo Scaroni, dal gruppo Eni e dall’ex manager del Cane a sei zampe Antonio Vella. E l’annullamento delle condanne per tutti gli altri sette imputati, compreso il gruppo Saipem finito sotto processo ai sensi della legge 231 sulla responsabilità amministrativa di società per reati commessi da propri dipendenti. Si è chiuso con un colpo di scena il processo d’appello sulla presunta maxi-tangente pagata da Saipem in Algeria. I giudici della Terza Corte d’Appello di Milano hanno ribaltato la sentenza del primo grado di giudizio e assolto tutti i 10 imputati dall’accusa di corruzione internazionale.

Il processo di primo grado si era concluso con l’assoluzione di Scaroni, di Eni e di Vella dall’accusa di corruzione internazionale e la condanna di tutti gli altri sette imputati: l’ex-presidente e amministratore delegato di Saipem, Pietro Tali (4 anni e 9 mesi), l’ex direttore operativo di Saipem in Algeria Pietro Varone (4 anni e 9 mesi), l’ex direttore finanziario di Saipem, Alessandro Bernini (4 anni e 1 mese), oltre che lo stesso gruppo Saipem, sotto accusa ai sensi della legge 231 sulla responsabilità amministrativa di società per reati commessi da propri dipendenti e condannato nel primo grado di giudizio al pagamento di una sanzione pecuniaria di 400mila euro e alla confisca di 197 milioni, cifra che corrisponde al presunto profitto del reato.

Tra i condannati in primo grado figuravano anche il presunto collettore delle tangenti ed ex-braccio destro del ministro per l’energia di Algeri, Farid Nourredine Bedjaoui (5 anni e 5 mesi), il suo stretto collaboratore Samyr Ouraied (4 anni e 1 mese) e per il presunto riciclatore della mazzetta Omar Habour a (4 anni e 1 mese). Tutte condanne annullate dalla Corte d’Appello di Milano con la formula “perchè il fatto non sussiste”. I giudici hanno infine revocato la confisca da 197 milioni stabilita nel primo grado di giudizio nei confronti del gruppo Saipem.

Il processo riguardava la presunta maxi-tangente da 197 milioni di dollari che i vertici di Saipem (all’epoca dei fatti controllata da Eni) avrebbero pagato a una cerchia di politici del governo algerino in cambio di commesse petrolifere del valore complessivo di 8 miliardi di dollari. Soldi che, sempre stando alla ricostruzione dei magistrati della Procura di Milano, sarebbero arrivati nelle disponibilità del’ex-ministro algerino dell’energia Chekil Khelil grazie all’intermediazione del suo allora più stretto collaboratore Bedjauoi. L’accusa di corruzione internazionale, che in primo grado aveva retto solo per 6 persone fisiche e per il gruppo Saipem, in appello è caduta per tutti i 10 imputati.

“È la parola fine a una vicenda complicata”. Così l’avvocato Enrico De Castiglione, difensore dell’ex-presidente del gruppo Eni e attuale numero uno del Milan Paolo Scaroni, ha commentato la sentenza. Secondo il legale, la sentenza d’appello rappresenta “un risultato positivo e atteso” per Scaroni, che è sempre “stato sereno, con la coscienza tranquilla, e non ha mai avuto dubbi” sulla propria estraneità rispetto all’accusa di corruzione internazionale contestata dalla procura di Milano. Per Scaroni, ha evidenziato ancora il legale, è la terza assoluzione consecutiva dopo la sentenza di proscioglimento già incassata in udienza preliminare e l’assoluzione nel merito decisa per lui dai giudici del primo grado di giudizio.

“È una sentenza storica perchè stabilisce che non c’è mai stato nessun fatto corruttivo attribuibile a Saipem in Algeria”. Questo il commento dell’avvocato Enrico Giarda, difensore del gruppo Saipem. L’effetto pratico, ha sottolineato il legale subito dopo la lettura della sentenza, è che ora Saipem “non deve mettere a bilancio accantonamenti relativi all’ipotetico rischio di confisca”. L’avvocato Giarda è quindi soddisfatto: “Non ce l’aspettavamo ma ci speravamo. Sono sette anni che sosteniamo l’assoluta estraneità di Saipem”.

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