Hiv ai tempi del silenzio: ecco un podcast “per alzare la voce”

Ricordi, esperienze, emozioni dai protagonisti

NOV 28, 2019 -

Roma, 28 nov. (askanews) – Il silenzio è come la nebbia, nasconde alla vista ma non elimina gli ostacoli. E allora, a fare da guida, c’è solo la voce di chi ha percorso quella strada prima di te. È così anche per l’HIV che si nasconde alla vista e alle coscienze grazie all’indifferenza e al pregiudizio. Ma, per infrangere il silenzio servono le parole. Quelle di chi sa davvero essere una guida nella nebbia. Quelle di chi questi 30 anni di Aids li ha vissuti. Si chiama “Hiv ai tempi del silenzio” ed è un Podcast in 3 puntate voluto dalle Associazioni NADIR, NPS e PLUS e da MSD Italia, con la supervisione scientifica della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali – SIMIT. Ricordi, esperienze ma soprattutto emozioni, direttamente dai protagonisti. Voci guidate da una voce, quella straordinaria di Pino Insegno, che racconta e accompagna. Le puntate si possono ascoltare o scaricare sul sito www.hivaitempidelsilenzio.it.

“Sono 30 anni che combattiamo il virus, sempre con la stessa determinazione. E gli importanti successi raggiunti grazie alle terapie innovative ci danno la forza e l’entusiasmo di guardare al futuro con ottimismo. Vogliamo sconfiggere il virus, sogniamo una generazione libera dall’HIV e sappiamo che, perché questo diventi possibile, è importante non abbassare la guardia sulla prevenzione, insistere sull’importanza dei test e sull’inizio più precoce possibile della terapia. Ma soprattutto, per sconfiggere l’HIV bisogna parlarne, bisogna conoscerlo. Ecco perché, con grande orgoglio, sosteniamo un progetto innovativo come questo Podcast, perché è con le parole, quelle giuste, che si cancella l’indifferenza, si infrangono i pregiudizi, si aiuta a combattere la malattia”, dice Nicoletta Luppi, Presidente e Amministratore Delegato di MSD Italia.

“Hiv ai tempi del silenzio” è un racconto lungo 30 anni ma non è la storia del virus. Racconta le emozioni di ieri e quelle di oggi, racconta come era vivere da sieropositivo quando la diagnosi era una condanna a morte e come sia possibile adesso, grazie alle terapie, amare, invecchiare, vivere. Le voci sono quelle di un medico, Massimo Galli dell’Università di Milano e quelle dei protagonisti delle Associazioni. Un viaggio per raccontare ai ragazzi di oggi, le emozioni di ieri. Per spiegare come la conoscenza sia l’unica arma per evitare il contagio, per curarsi al meglio, per combattere lo stigma. Perché se c’è una cosa in questi 30 anni che non è mai passata di moda è il pregiudizio.

“Chi, come me, ha vissuto da medico, ma anche da volontario attivo nelle associazioni, tutta la storia dell’AIDS, sa bene che molti fatti e concetti riguardanti HIV non sono affatto scontati nella testa delle persone – spiega Massimo Galli professore ordinario di Malattie Infettive all’Università di Milano e Past President della SIMIT – quando un tema perde attenzione, tende ad essere relegato nell’ambito dei rumori di fondo, delle cose che interessano sempre meno e si conoscono sempre peggio. Non stupisce che un argomento reso crepuscolare come HIV/AIDS sia sparito dall’orizzonte di molti. Le persone più giovani che appartengono alle cosiddette popolazioni chiave, quelle dove la possibilità di infettarsi è più elevata, non hanno visto direttamente la morte e la sofferenza che la malattia è in grado di causare. E spesso il ‘tanto caso mai c’è la cura’ può diventare fuorviante, portandole a usare minor attenzione nei rapporti. È invece importante tornare a parlare di HIV in tutta la sua attualità di infezione ancora in grado di essere trasmessa, in Italia, ad almeno sette persone ogni giorno. Prevenzione, informazione, rimozione dello stigma. Credo ce ne sia d’avanzo per sottolineare l’importanza di un podcast come ‘Hiv ai tempi del silenzio'”. (segue)