L’Osservatore Romano su Roma: finalmente capitale… del traffico

"La fase della frustrazione è finita da tempo"

GIU 14, 2019 -

Città del Vaticano, 14 giu. (askanews) – “Finalmente capitale… del traffico”: l’Osservatore Romano, il giornale vaticano diretto da alcui mesi da Andrea Monda, dedica alla città del Papa, iscritta nel nome, una sezione specifica di “cronache romane”. E non manca di usare un tono scanzonato per trattare temi seri. “Quello che da tempo i romani si attribuiscono, con una buona dose di autoironia, ora è scritto nero su bianco: Roma è la città italiana dove si trascorre più tempo in automobile a causa del traffico. I dati sono impietosi: chi si avventura quotidianamente per la nostra città trascorre il 39 per cento in tempi di extra percorrenza, ovvero fermo in fila”, scrive Daniele Mencarelli. “Campioni d’Italia, come detto, e ai primi posti in ambito europeo: capitali come Londra o Parigi sono ben distanti dalle nostre performance. Meglio di noi, a livello globale, fanno solo gli indiani e i sudamericani, maestri assoluti di traffico”.

“Si affrontano i dati con il sorriso, anche perché la fase della frustrazione è finita da tempo, come da tempo si è esaurita in molti concittadini la speranza di vedere una città finalmente vivibile”, nota l’Osservatore Romano.

“La situazione appare a dir poco complicata, anche perché le responsabilità di questa situazione non sono certo attribuibili a questa o quella giunta. In realtà, i problemi di Roma nascono, in un certo senso, anche proprio in virtù dei suoi fasti millenari, per cui fare una nuova via di comunicazione vuol dire, con certezza quasi assoluta, imbattersi in reperti dal valore storico e archeologico, e quindi rallentare, se non bloccare addirittura, i lavori di anni e anni. Una soluzione possibile c’è, e questa è senz’altro ascrivibile alla giunta del momento e alle varie aziende che si occupano di trasporto a Roma oggi. Dare ai romani la possibilità di lasciare a casa il proprio autoveicolo. Offrirgli mezzi pubblici degni, puntuali, rafforzare le linee esistenti, renderli almeno paragonabili a quelli delle altre grandi metropoli europee. Non si chiede di vincere il campionato mondiale dei migliori mezzi pubblici, ma almeno provare a iscriversi…”.