Vaticano: no a ideologia del gender ma no alle discriminazioni

La congregazione per l'Educazione cattolica invita al dialogo

GIU 10, 2019 -

Città del Vaticano, 10 giu. (askanews) – Il Vaticano ribadisce la propria critica alle teorie del gender, in un nuovo documento della congregazione per l’Educazione cattolica, ma apre al ‘dialogo’ sottolineando, che bisogna distinguere tra ‘l’ideologia del gender e le diverse ricerche sul gender portate avanti dalle scienze umane’ e rilevando ‘possibili punti di incontro’ in particolare in merito alla ‘condivisibile e apprezzabile esigenza di lottare contro ogni espressione di ingiusta discriminazione’.

‘Nel quadro delle ricerche sul gender’, si legge nel documento intitolato ”Maschio e femmina li creò’ Per una via di dialogo sulla questione del gender nell’educazione’, emergono ‘alcuni possibili punti di incontro per crescere nella comprensione reciproca. Non di rado, infatti, i progetti educativi hanno la condivisibile e apprezzabile esigenza di lottare contro ogni espressione di ingiusta discriminazione. Essi perseguono un’azione pedagogica, anzitutto con il riconoscimento dei ritardi e delle mancanze. Non si può negare, infatti, che nel corso dei secoli si siano affacciate forme di ingiusta subordinazione che hanno tristemente segnato la storia, e che hanno avuto influsso anche – sottolinea il documento di 30 cartelle – all’interno della Chiesa. Ciò ha comportato rigidità e fissità che hanno ritardato la necessaria e progressiva inculturazione del genuino messaggio con cui Gesù proclamava la pari dignità tra uomo e donna, dando luogo ad accuse di un certo maschilismo più o meno mascherato da motivazioni religiose. Un punto di incontro è l’educazione dei bambini e dei giovani a rispettare ogni persona nella sua peculiare e differente condizione, affinché nessuno, a causa delle proprie condizioni personali (disabilità, razza, religione, tendenze affettive, ecc.), possa diventare oggetto di bullismo, violenze, insulti e discriminazioni ingiuste. Si tratta di un’educazione alla cittadinanza attiva e responsabile, in cui tutte le espressioni legittime della persona siano accolte con rispetto’.

Il documento, firmato lo scorso 2 febbraio dal prefetto e dal segretario del dicastero vaticano responsabile dell’educazione negli istituti cattolici, il cardinale Giuseppe Versaldi e l’arcivescovo Angelo Zani, e pubblicato oggi dal Vaticano, nasce, spiega il porporato in una nota pubblicata oggi sull’Osservatore Romano, risponde ai ‘quesiti’ che nell’ultima decade i vescovi hanno posto alla congregazione vaticana sulla questione del gender ed è indirizzato, si legge nell’introduzione, ‘a quanti hanno a cuore l’educazione, in particolare alle comunità educative delle scuole cattoliche e a quanti, animati dalla visione cristiana della vita, operano nelle altre scuole, ai genitori, agli alunni, ai dirigenti e al personale, nonché ai vescovi, ai sacerdoti, alle religiose e ai religiosi, ai movimenti ecclesiali, alle associazioni di fedeli e ad altri organismi del settore’.

Di fronte alla carenza antropologica che determina il ‘disorientamento antropologico che caratterizza diffusamente il clima culturale del nostro tempo’, spiega il documento, la Chiesa assume e invita ad assumere un atteggiamento ‘di ascolto, di riflessione e di proposta’ per ‘intraprendere la via del dialogo sulla questione del gender nell’educazione’. Per questo, il documento stesso è diviso in tre sezioni intitolate, appunto, Ascoltare (paragrafi 8-23), Ragionare (24-29) e Proporre (30-51).

Il testo pubblicato oggi non esita a stigmatizzare, sulla scia di una consolidata tendenza della Chiesa negli ultimi decenni, le ‘criticità’ della ‘ideologia del gender’: ‘Le teorie gender indicano – specialmente le più radicali – un processo progressivo di de-naturalizzazione o allontanamento dalla natura verso una opzione totale per la decisione del soggetto emotivo. Con questo atteggiamento, identità sessuale e famiglia divengono dimensioni della ‘liquidità’ e ‘fluidità’ post-moderna’, si legge. ‘In una crescente contrapposizione tra natura e cultura, le proposte gender confluiscono nel queer, cioè in una dimensione fluida, flessibile, nomade, al punto da sostenere la completa emancipazione dell’individuo da ogni definizione sessuale data a priori, con la conseguente scomparsa di classificazioni considerate rigide’, afferma la congregazione vaticana. E, ancora, ‘ci si appella al riconoscimento pubblico della libertà di scelta del genere nonché della pluralità di unioni in contrapposizione al matrimonio tra uomo e donna, considerato retaggio della società patriarcale. Si vorrebbe, pertanto, che ogni individuo possa scegliere la propria condizione e che la società debba limitarsi a garantire tale diritto, anche mediante un sostegno materiale, altrimenti si realizzerebbero forme di discriminazione sociale nei confronti delle minoranze. La rivendicazione di tali diritti è entrata nel dibattito politico odierno, ottenendo accoglienza in alcuni documenti internazionali e inserendosi in alcune legislazioni nazionali’.

Al contrario, il documento della Santa Sede ribadisce ‘la radice metafisica della differenza sessuale’, sottolinea che ‘la famiglia è il luogo naturale nel quale questa relazione di reciprocità e comunione tra l’uomo e la donna trova piena attuazione’, rimarca il ‘diritto non affatto secondario’ del bambino ‘a crescere in una famiglia, con un papà e una mamma capaci di creare un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva’. E, per quanto riguarda lo specifico della scuola, si specifica che ‘non contraddice questa cultura del dialogo anche la legittima aspirazione delle scuole cattoliche di mantenere la propria visione della sessualità umana in funzione della libertà delle famiglie di poter basare l’educazione dei propri figli su un’antropologia integrale, capace di armonizzare tutte le dimensioni che ne costituiscono l’identità fisica, psichica e spirituale’.

Però, ‘nell’intraprendere la via del dialogo sulla questione del gender nell’educazione – sottolinea la congregazione per l’Educazione cattolica – è necessario tener presente la differenza tra l’ideologia del gender e le diverse ricerche sul gender portate avanti dalle scienze umane. Mentre l’ideologia pretende, come riscontra Papa Francesco, «di rispondere a certe aspirazioni a volte comprensibili», ma cerca «di imporsi come un pensiero unico che determini anche l’educazione dei bambini»11 e quindi preclude l’incontro, non mancano delle ricerche sul gender che cercano di approfondire adeguatamente il modo in cui si vive nelle diverse culture la differenza sessuale tra uomo e donna. È in relazione con queste ricerche che è possibile aprirsi all’ascolto, al ragionamento e alla proposta’.

‘Dalla lettura complessiva di questo nuovo documento’, scrive sull’Osservatore Romano il professore Roberto Zappalà, Direttore dell’Istituto Gonzaga di Milano, ‘emerge con chiarezza che la Chiesa guarda alla ‘questione del gender nell’educazione’ nella più ampia prospettiva del comune impegno a costruire una convivenza sociale che, come già auspicava il Concilio, sempre più ‘rispetti la dignità, la libertà, il diritto delle persone’. E proprio nella prospettiva di questo comune impegno la Chiesa desidera non solo aprire ‘una via di dialogo’, ma farsi essa stessa ‘spazio di dialogo’ con le istituzioni culturali, sociali, politiche e con tutti gli uomini, anche con coloro che non condividono la fede cristiana, ma ‘hanno il culto di alti valori umani’. A questo dialogo la Chiesa partecipa con la convinzione che ciascun interlocutore ‘abbia qualcosa di buono da dire’ e che, pertanto, sia necessario ‘fare spazio al suo punto di vista, alla sua opinione, alle sue proposte, senza cadere, ovviamente, nel relativismo’. E proprio per questo, come ‘esperta in umanità’, la Chiesa desidera offrire a tutti ‘ciò che possiede in proprio: una visione globale dell’uomo e dell’umanità’, convinta che solo un dialogo aperto e rispettoso, affrontato senza paure né radicalismi ideologici, possa davvero contribuire a una comprensione più profonda della sessualità umana’.