Epatite C, Hiv: focus infettivologi sulle “Key Populations”

Da oggi a Padova il Festival della Salute globale

APR 5, 2019 -

Roma, 5 apr. (askanews) – Farmaci all’avanguardia e terapie sempre più efficaci, ma ci sono alcune categorie di pazienti che possono costituire una minaccia per la diffusione dell’infezione. Proposte e riflessioni per una strategia integrata Si chiamano “Key Populations” e sono le comunità di persone particolarmente e rischio infezione di malattie come Epatite C, Hiv e non solo. Una piaga di proporzioni globali sempre più difficile da combattere anche a causa delle particolari condizioni in cui queste persone si trovano, come ad esempio la tossicodipendenza, lo stato di migrante, la detenzione e, più in generale, una situazione di svantaggio sociale ed economico.

E’ proprio dal tema delle Key Populations che partirà il confronto della riflessione “No one is left behind” promosso con il contributo non condizionato di Gilead Sciences all’interno del Festival della Salute globale, che si svolge a Padova da oggi al 7 aprile. Il Festival invita a riflettere proprio sul tema della salute globale allargando lo sguardo sia in senso geografico (analizzando l’interdipendenza esistente tra fenomeni locali e globali), sia in senso disciplinare (avvalendosi del contributo non solo delle scienze mediche ma anche di quelle sociali, umane, dell’economia del diritto). L’intervento ‘No one is left behind’ – chiarisce una nota – sarà coordinato dal giornalista Daniel Della Seta, attraverso contributi filmati e approfondimenti giornalistici divulgativi sulle azioni già intraprese lo scorso novembre a Roma con il presidio sanitario di Piazza San Pietro per la Giornata della Povertà indetta da Papa Francesco, e l’adesione della Chiesa, e le numerose iniziative volte a fare prevenzione e conoscenza all’interno delle carceri, tra i luoghi di più largo contagio del virus. L’incontro vedrà ospiti alcuni dei massimi specialisti infettivologi come relatori Massimo Andreoni, Direttore delle Malattie Infettive del Policlinico Tor Vergata Roma, Sergio Babudieri, Direttore delle Malattie Infettive dell’Università di Sassari e Direttore Scientifico della Simspe – Società Italiana di Medicina e Sanità Penitenziaria e Massimo Galli, Professore Ordinario Malattie Infettive Università degli Studi di Milano e Presidente della SIMIT – Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali, su come delineare nuove prospettive e scenari che consentano di garantire assistenza e cure per le popolazioni marginalizzate, ovvero quelle categorie che soffrono disagi di tipo economico o sociale. Un tema per la quale sensibilizzazione delle Istituzioni è quanto mai centrale, al fine della piena implementazione del Piano di eliminazione nazionale dell’infezione da virus dell’epatite C e del Piano nazionale di prevenzione e cura dell’HIV, affinché nessuno venga lasciato indietro.

‘Nelle malattie infettive, è noto che l’ambito clinico per definizione tutto cambia e tutto torna, o può tornare. Nell’arco di una vita professionale può capitare – sottolinea Massimo Galli, Presidente della SIMIT – di cominciare occupandosi prevalentemente di epatiti e fegato, per poi dover affrontare l’emergenza di HIV e quindi trovarsi le infezioni da microrganismi multi resistenti come parte centrale della propria attività assistenziale. Il tutto affrontando malattie che possono riguardare ogni organo ed apparato, da contestualizzare in problematiche sociali e comportamentali talvolta del tutto peculiari. Nella continua necessità di conciliare competenze cliniche generaliste ad alta specializzazione, l’uso aggiornato del laboratorio diagnostico alle decisioni al letto del paziente. Essere rete di protezione civile e servizio d’accoglienza per fragilità sociali’.(Segue)