Voglio la politica a scuola ma non una scuola politicizzata

GEN 22, 2019 -

Roma, 22 gen. (askanews) – (di Antonio Maria Barbieri, 20 anni)

Nelle scuole italiane si insegna ai giovani che la parola “politica” è una parolaccia. Una parola che non può essere utilizzata e che deve assolutamente rimanere al di fuori delle aule come se parlarne fosse un problema, in realtà, il problema sta proprio nel non parlarne. Premesso il fatto che fare politica è una volontà che svolgiamo quotidianamente senza accorgercene, in quanto ognuno di noi organizza un qualcosa (è una forzatura dialettica).

La scuola italiana con un atteggiamento di menefreghismo nei confronti della politica, anziché migliorare gli individui, li peggiora notevolmente perché impedisce la conoscenza della realtà. La politica non è finzione. La politica è realtà. La politica è il sangue che scorre in ognuno di noi. La politica è il coraggio di prendere delle scelte. La politica è la difficoltà di realizzare un sogno. E dunque, stabiliti questi principi, chi può sottrarsi dall’essere politico? Siamo tutti dei politici e non lo sappiamo. Siamo tutti avvolti da una volontà politica e non lo sappiamo. Siamo tutti dei politici e lo evitiamo di ammettere.

La società italiana per riappropriarsi delle chiavi del buon governo deve ripartire dall’educazione dei giovani. Occorre educare al confronto e al dibattito. Perché mai negare ad una classe di colloquiare su un tema di attualità? Si dice che “l’appetito vien mangiando”, ecco, parlandone prima o poi tutti ne parleranno. Occorre che un giovane non sia solo un giovane (perché essere giovane non è una virtù) bensì anche un cittadino. Essere cittadini (presuppone l’essere responsabili) è conoscere il proprio contesto e sviluppare attorno a questo conoscenza e senso critico.

Se noi tutti vietiamo questa grande possibilità al termine del percorso scolastico avremo degli individui corruttibili dal primo venditore di pensiero. Se non hai un’educazione politica e se non hai un senso critico sei appetibile a quel sistema territoriale che ha sempre vissuto di menzogne, promesse e ricatti. Se ci fossero stati veri cittadini, oggi, molti problemi verrebbero meno, credetemi. La classe politica avrebbe ricevuto molti no, anziché soltanto numerose genuflessioni. All’Italia non occorre avere nuovi politici. All’Italia occorre avere nuovi cittadini. Nuovi individui pronti a stare con il fiato sul collo a coloro che governano. Nuovi individui pronti a reagire alle menzogne dei venditori di pensiero. Nuovi individui che abbiano la necessità di sentirsi indispensabili per il Paese.

Solo una scuola che parla di politica e educa al confronto può cambiare l’Italia. Solo una scuola non politicizzata che si occupa di politica può essere il primo vero passo indispensabile per un cambiamento culturale.