Un mese fa il rogo del Tmb Salario (e il caso rifiuti è in stallo)

La protesta dei comitati dei cittadini

GEN 11, 2019 -

Roma, 11 gen. (askanews) – Un mese fa a quest’ora a Roma i vigili del fuoco stavano ancora lavorando per domare l’incendio del Tmb Salario, l’impianto di Ama sulla Via Salaria per il trattamento dei rifiuti indifferenziati, che aveva fatto sollevare nel cielo una fitta nube tossica. E comitati di cittadini dei quartieri limitrofi, molti dei quali hanno appoggiato l’elezione del M5S in Campidoglio per la promessa fatta dalla sindaca di Roma Virginia Raggi di chiudere l’impianto maleodorante una volta eletta, oggi protestano rimproverando alla prima cittadina di non essere mai tornata a Montesacro a parlare con loro dal giorno del rogo, e di non aver messo in campo alcuna soluzione.

Giovanni Caudo, minisindaco civico del Municipio III parla dell’impianto, sul suo Fb, come di “una bomba ecologica”: “una montagna di rifiuti in putrefazione, con la frazione organica in piena fermentazione. Una discarica abbandonata in un’area urbana di Roma. Una cosa pericolosissima”.

Mentre arriva in Assemblea capitolina la delibera di maggioranza 168/2018 su “Indirizzo per tematiche afferenti alla gestione dei rifiuti -Integrazione al Regolamento per la gestione dei rifiuti di Roma Capitale”, che ribadisce la linea orientata alla differenziata, l’economia circolare, con il coinvolgimento di cittadini e esercenti nello spazzamento delle strade, in città la chiusura del Tmb ha aggravato la già difficile situazione di una raccolta dei rifiuti che non ingrana. I rapporti tra il Comune e la sua partecipata, inoltre, sono ancora arenati dai 18 milioni di spese per servizi cimiteriali che il Comune non vuole pagare a Ama e che ne bloccano il bilancio che gravato da essi chiuderebbe in passivo.

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