Perché l’Architettura da sola non basta

GEN 3, 2019 -

Roma, 3 gen. (askanews) – (di Antonio Maria Barbieri, 20 anni)

Molti credono che per risolvere un problema sociale in una periferia basti costruire un museo, recuperare un mercato da una fabbrica dismessa o magari progettare una zona verde, ma in verità tutto questo è nient’altro che la solita “illusione all’italiana”. L’illusione del rendere banale ogni avvenimento. L’illusione di sminuire tutto quello che non può essere sminuito. Un’illusione superficiale che fa dimenticare che il valore di un luogo non è quello dell’architettura in sé ma è quello che le persone di quel luogo danno a quella determinata architettura.

Non esiste un’architettura con un valore. Esistono le persone che danno un valore all’architettura e dunque è prioritario riconoscere al popolo un’essenziale componente: la manifestazione di una volontà politica; perché l’architettura è un atto politico vero e proprio che si manifesta grazie ad altre volontà politiche provenienti dalla politica stessa, che a sua volta richiama alla volontà politica del popolo che è la stessa che determina il valore di un’architettura ma che al tempo stesso determina anche la volontà politica per far sì che quell’architettura nasca.

Dunque, è sicuramente un atto irresponsabile “calare dall’alto” un intervento senza conoscere la forma culturale delle persone che vivono in quel contesto ma è ancor più grave il fatto di evitare una doverosa programmazione. E tutto questo accade sotto i nostri occhi pensando che ciò che è “normale” sia giusto. Oggi quante potenziali opere esistono nelle nostre città che però sono abbandonate? Quanti soldi sono stati spesi per opere che alla fine sono rimaste inutilizzate?

Sia chiaro, sono opere che possono ben funzionare da un momento all’altro ma che non funzionano per la semplice ragione di non avere una programmazione. Sono opere che possono cambiare il volto di un contesto ma soprattutto possono rendere un luogo più attrattivo ovvero possono dare vita a più opportunità perché quest’ultime creano coesione sociale, felicità e non rancore e diffidenza.

La forte irresponsabilità che porta ad una mancata programmazione è certamente politica ma ancor prima culturale perché la politica non ha mai avuto un popolo con una determinata coscienza sia culturale che politica alle spalle. Un vero popolo dinnanzi all’abbandono e alla negligenza deve riportare all’attenzione ciò che la politica evita. Un vero popolo deve essere consapevole dei propri valori e deve creare delle giuste opportunità affinché questi si possano esprimere al meglio.

Le nostre città devono essere riempite di spazi dedicati alla creatività perché siamo oramai giunti in un momento storico di piena e assoluta instabilità. Da questo secolo a seguire si “salverà” soltanto chi avrà delle idee creative capaci di portare nella società più senso critico e più senso di innovazione. È vero, l’architettura da sola non basta e non può bastare ma se questa è animata anche soltanto da poche persone con un giusto spirito i luoghi possono cambiare ma se noi lasciamo le architetture inanimate queste non cambieranno mai nulla.

E ognuno di noi sa che in ogni luogo e in ogni contesto ci sono persone pronte ad innovare, pronte a sacrificarsi e pronte a non smettere di sognare per rendere l’Italia un Paese migliore.