Ddl affido, Garante infanzia: prima esigenze figli e poi genitori

Inviato parere alla Commissione Giustizia del Senato

NOV 13, 2018 -

Roma, 13 nov. (askanews) – “Ogni separazione ha una storia a sé e serve un approccio caso per caso” e “bisogna mettere al centro dell’attenzione prima i figli e poi le esigenze dei genitori”. Lo si legge nella sintesi del parere inviato dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza alla commissione Giustizia del Senato in merito ai disegni di legge in materia di affido condiviso, dalla quale attende di essere convocata in audizione. Il documento è stato pubblicato oggi sul sito dell’Autorità.

“La bigenitorialità – spiega il Garante Filomena Albano – è fondamentale per una crescita serena dei figli, ma non significa divisione a metà dei tempi di permanenza del figlio. Piuttosto è il diritto dei figli a godere di una relazione piena, armoniosa e costante con entrambi i genitori”. E ancora: “La famiglia non si dissolve, ma si ricompone assumendo un diverso assetto. Si rimane genitori per sempre”. Secondo l’Autorità garante: “Un figlio ha diritto a una relazione piena con entrambi i genitori, che mantengono la responsabilità e la cura delle esigenze dei figli in crescita”.

Quanto all’idea di una suddivisione paritetica dei tempi di permanenza del figlio presso ciascun genitore “potrebbe non corrispondere all’interesse del minore”. “Devono invece essere gli adulti ad adeguarsi ai ritmi di vita dei bambini, i quali hanno bisogno di riferimenti stabili” sostiene la Garante. “Inoltre occorre valutare nel concreto ciascuna realtà familiare: età e numero dei figli, condizione dei genitori, organizzazione della vita familiare al momento della separazione, presenza di altri partner e altri figli”. Il tempo non va considerato come “quantità”, ma come tempo di “qualità”. “Per il figlio significa essere al centro della vita dei genitori e trovare in essi il punto di riferimento, le prime persone con le quali condividere sia le difficoltà che i momenti di gioia ed entusiasmo”.

Quanto alla mediazione familiare bisogna soprattutto promuovere una vera e propria “cultura della mediazione”. “La mediazione può però essere efficace soltanto qualora i genitori prestino il proprio consenso liberamente e non siano obbligati a esperirla. Si potrebbe semmai rendere obbligatorio un incontro informativo gratuito su di essa, ma non il percorso, che deve essere libero, partecipato e riservato”.

Sull’ipotesi infine di sostituire l’attuale assegno di mantenimento con il cosiddetto “mantenimento diretto” il parere avverte che la disparità economica tra le due figure genitoriali rischia di essere evidente nei periodi di permanenza del figlio presso l’uno o l’altro, con inevitabile ripercussione sulla sua esistenza e sulla qualità della relazione genitoriale.