Cybercrime, pm chiede 9 anni per manager Occhionero

Sollecitata condanna a 7 anni per la sorella dell'ingegnere

APR 10, 2018 -

Roma, 10 apr. (askanews) – Un virus capace di carpire password della posta elettronica. Una pervasività nei sistemi digitali capce di andare dalla presidenza di enti e associazioni fino ad istituzioni come la Camera ed il Senato, o ministeri degli esteri e della giustizia, il Partito Democratico, l’Enav, Finmeccanica e Bankitalia. “Per questo” il pm Eugenio Albamonte ha chiesto oggi nove anni di reclusione per il manager e e ingegnere Giulio Occhionero e 7 anni per la sorella Francesca Maria, accusati di aver ‘spiato’ per anni migliaia di computer e indirizzi e-mail. Perché? “Forse non è emerso nel processo”, ragiona un legale di parte civile.

Le condotte contestate dal pubblico ministero sono quelle riconducibili ai reati di accesso abusivo a sistema informatico, intercettazione illecita di comunicazione informatica. L’ingegner Occhionero, che ha sempre respinto le accuse, avrebbe in sostanza creato una rete ‘botnet’ e sfruttando un virus. Per gli inquirenti sono oltre 18mila i computer ‘colpiti’ da Occhionero: fra questi, di 1935 pc l’ingegnere aveva anche le relative password, e quindi ne aveva il pieno controllo, ha detto il pm in aula. L’ingegnere nucleare deve rispondere della “responsabilità di avere concepito, pianificato e alimentato dal 2001 un sistema per l’acquisizione”.

Oggi i giudici hanno respinto la richiesta della difesa di Occhionero per un rinvio dell’udienza in attesa dell’esito del procedimento in corso a Perugia contro lo stesso sostituto Albamonte, al quale però il procuratore capo Giuseppe Pignatone ha ancora confermato l’incarico respingendo una richiesta di astensione fatta dai legali. Sempre secondo quanto rappresentato dalla difesa non sarebbe chiaro e definito il numero degli utilizzatori dei server Usa gestiti dal loro assistito in cui gli inquirenti hanno trovato oltre 3 milioni di email.