Babbel, dove oltre il 50% dei lavoratori è donna: le loro storie

L'azienda conta molte figure femminili in ruoli di leadership

MAR 8, 2018 -

Milano, 8 mar. (askanews) – Su 500 persone impiegate in azienda più della metà sono donne. E di queste più della metà occupano posizioni chiave, come quello di vice president of Marketing performance, director of Engineering, director of Product marketing piuttosto che di public relations manager. Parliamo di una realtà come quella di Babbel, la app per imparare a parlare una nuova lingua, che è fortemente tinta di rosa. Come racconta un altro dato, la percentuale di donne in posizione di leadership, pari all’11,2% contro il 9,9% degli uomini.

In occasione della Giornata internazionale della donna, Babbel, che è nata nel 2007 e oggi conta due sedi una a Berlino e l’altra a New York, ha scelto di far raccontare dalle “sue” donne cosa significhi oggi lavorare in un contesto così rosa. A iniziare da María Robledo Mahamud, la nuova direttrice del dipartimento di ingegneria, all’interno del quale si lavora per garantire la diversità nei team tecnici. María Robledo, in questo senso, ritiene che per un team di ingegneri ad alto rendimento servono “obiettivi da raggiungere” e la possibilità di “misurare lo stato di avanzamento del lavoro”. “Dal mio punto di vista – aggiunge – gli obiettivi preposti devono essere ambiziosi, costituire una sfida e avere un impatto riscontrabile”. E quando le si chiede cosa possono fare le donne per contribuire alla parità di genere sul posto di lavoro risponde: “Bisogna essere consapevoli del divario di genere. Molte aziende si nascondono dietro lo stereotipo di un settore mono-genere, ma invece dobbiamo chiederci perché le donne non si candidano per certe posizioni. Noi donne nel campo dell’ingegneria abbiamo bisogno di parlare più apertamente degli aspetti positivi del nostro lavoro e del nostro settore, dei benefici e del supporto che possiamo offrire sia a uomini che a donne. Dobbiamo discuterne con amici, familiari, colleghi, con tutti”.

Babbel, nel suo magazine aziendale, ha voluto raccontare anche i punti di vista e le storie di altre donne che lavorano all’interno dell’azienda. Come Annabella Da Encarnacao, vice president of Marketing performance. “Qui da Babbel l’ambiente è variegato: si tratta di uno dei nostri punti di forza, motivo per cui la diversità è uno dei nostri valori aziendali – racconta – Incoraggiamo i nostri dipendenti a prendere iniziative e a portarle avanti. Alcuni dipendenti di Babbel hanno dato vita in maniera indipendente a una serie di presentazioni interne, ‘Stranger Talks’, finalizzate ad affrontare temi come l’etnicità, il genere e altri argomenti riguardanti la diversità. Un’iniziativa che mi rende davvero orgogliosa”.

Belén Caeiro oggi è director of Product marketing in Babbel, ma durante i suoi studi di ingegneria racconta di essersi “imbattuta in commenti legati al genere. Eravamo 10 donne in una classe di 200 persone. Mentre la maggior parte dei professori ci scherzava su, dicendo ‘queste donne vi faranno le scarpe perché non solo si impegnano di più ma sono anche più intelligenti’, altri sostenevano che non fossimo ‘adatte’ a lavorare nel settore petrolifero. Ho lavorato a contatto con culture aziendali aggressive e ho vissuto una forma di competizione non sana tra team e persone di sesso opposto. Ai tempi, il mio modo di integrarmi in un settore dominato dagli uomini era di comportarmi a mia volta come un uomo. Volevo dimostrare che potevo essere altrettanto competitiva, per provare che non avevo bisogno di essere trattata in maniera diversa”.

Julie Krauniski, public relations manager per il Brasile, rivela: “Io subisco tre tipi di preconcetti: sono latina, di origini africane e donna. I pregiudizi influiscono su di me ogni giorno”. Ciò nonostante è convinta che ogni donna possa fare qualcosa sul propri posto di lavoro per ridurre il gap di genere: “Le donne possono partire da loro stesse. Molte donne hanno una mentalità sessista radicata che deriva dalla cultura in cui sono state cresciute. Una volta che cambiamo il nostro modo di pensare e la percezione di noi stesse, ci vedremo per quello che siamo veramente. Quando si scontrano con dei pregiudizi, le donne devono far sentire la propria voce”. “Parlare potrebbe non cambiare la mentalità del capo o di un collega nell’immediato – conclude – ma, se parliamo ogni volta che succede qualcosa, metteremo in moto un cambiamento”.