Maxi appalto Expo, difesa: nulla richiesta di processo per Sala

Eccezione preliminare presentata da avvocato Scuto a gup Campanile

FEB 2, 2018 -

Milano, 2 feb. (askanews) – La nullità della richiesta di rinvio a giudizio per Giuseppe Sala. E’ questa la carta processuale che la difesa del sindaco di Milano si è giocata nell’udienza preliminare che vede l’ex amministratore delegato di Expo imputato con l’accusa di abuso d’ufficio per le presunte irregolarità nell’affidamento diretto dell’appalto per la fornitura del “verde” di Expo.

Secondo l’avvocato Salvatore Scuto, la richiesta di rinvio a giudizio presentata a metà dicembre scorso per Sala dai sostituti procuratori generali Vincenzo Calia e Massimo Gaballo è illegittima perchè basata su un’ipotesi di reato, abuso d’ufficio, che non era mai stata contestata dai pm nell’inchiesta poi avocata dalla procura generale dopo il no del gip alla richiesta di archiviazione della procura. In altre parole, Scuto è convinto che la procura generale poteva contestare a Sala soltanto i reati di turbativa d’asta e corruzione, già al centro dell’indagine dei pm Roberto Pellicano, Paolo Filippini e Giovanni Polizzi. Da qui l’eccezione preliminare sollevata questa mattina davanti al gup Giovanna Campanile: il verdetto del giudice milanese è atteso per l’udienza già fissata il 22 febbraio.

La prima indagine sulla “Piastra Expo” della procura allora diretta da Edmondo Bruti Liberati si concluse con una richiesta di archiviazione poi bocciata dal gip Andrea Ghinetti e proprio per questo avocata dal sostituto procuratore generale Felice Isnardi. Fu quest’ultimo magistrato a decidere di allagare l’indagine anche a Sala, accusandolo in un primo momento di falso materiale e ideologico per i due documenti della commissione aggiudicatrice della “Piastra” che avrebbe retrodatato in veste di amministratore delegato di Expo. E, successivamente, anche di turbativa d’asta per le presunte irregolarità nell’affidamento diretto dell’appalto del capitolo “verde”. Contestazione che i suoi successori Calia e Caballo (subentrati nelle indagini dopo che Isnardi è andato in pensione) hanno deciso di riformulare in quella, meno grave, di abuso d’ufficio.