Information warfare, 5 mosse per contrastarla

L'analisi realizzata da Fabio Rugge (Ispi)

GEN 12, 2018 -

Roma, 12 gen. (askanews) – Che cosa si può fare per proteggere le democrazie occidentali dalle minacce rappresentate dalle fake news e dalla cosiddetta “cyber-enabled information warfare” (Ceiw)? La risposta – spiega un’analisi realizzata da Fabio Rugge, a capo del Centre on Cybersecurity del think tank Ispi – è multiforme, in quanto si tratta di una minaccia asimmetrica emergente che “ci costringe a innovare il nostro approccio alla sicurezza in molti modi”. Investimenti in innovazione tecnologica e capacità informatiche a parte, ci sono, secondo lo studio, probabilmente almeno cinque grandi sforzi da compiere.

“Se l’influenza straniera è il virus che attacca le democrazie, la prima aspirina (o, se si vuole, il firewall più efficace)” sono “la consapevolezza e l’educazione” ai temi informatici.

Un secondo aspetto per contrastare la Ceiw, rimarca Rugge, “è la coerenza delle nostre società con i suoi valori fondamentali: la guerra dell’informazione”, sottolinea, “rappresenta un attacco a una vulnerabilità inevitabile dellr democrazie aperte, ma questo non significa che dovremo mettere in discussione o negoziare i nostri impegni per la trasparenza, l’apertura e lo stato di diritto”.

Un altro elemento “importante nella nostra risposta alla Ceiw della Russia”, prosegue l’analisi, è quello “di astenersi dal lancio, almeno in tempo di pace, di una comunicazione strategica di rappresaglia (Stratcom) verso i nostri cittadini o di quelli di Paesi alleati, poiché ciò finirebbe per indebolire la fiducia nella libertà di stampa e nelle relazioni internazionali. Allo stesso modo, un uso vendicativo della Stratcom molto probabilmente rafforzerebbe la percezione della Russia che le campagne di informazione siano state e sono attuate dagli Stati Uniti e dall’Occidente per influenzare” il corso di una serie eventi. “Il pericolo, in altre parole”, si legge ancora, “è quello di alimentare un’escalation nel dominio convenzionale con rilevanti ripercussioni”. Invece, una delle opzioni, sarebbe quella di attuare iniziative di “fact checking” e di spiegare “il meccanismo alla base delle fake news” (ad esempio l’East Stratcom Task Force “lanciata nel 2015 per contrastare la propaganda russa nell’Europa orientale”.

Una quarta iniziativa per contrastare la Ceiw, dice ancora il report, “è rafforzare la nostra governance e i meccanismi di risposta a livello istituzionale”. Come suggerito dal professor Adriano Soi nel suo contributo al secondo dossier Ispi sulla sicurezza informatica, “forse è tempo di aggiornare anche a livello nazionale i nostri processi decisionali e di sviluppare una strategia ad hoc e strutture e procedure specifiche per contrastare la minaccia emergente della Ceiw”.

Infine, evidenzia il documento, l’Occidente dovrebbe maturare l’idea che, “al fine di contrastare una minaccia asimmetrica, la migliore strategia possibile è la collaborazione con coloro che si stanno difendendo dalla stessa minaccia”. “A livello internazionale, ciò significa stringere sia a livello strategico sia operativo le nostre alleanze culturali, politiche e militari”, nonché “lavorare attivamente per stabilire misure di rafforzamento della fiducia e norme per il comportamento degli Stati nel cyber spazio”. Invece, “a livello nazionale, la Ceiw ci obbliga a impegnarci attivamente” nel mettere in campo “uno sforzo coordinato di tutti i soggetti pubblici e privati interessati, proprietari e operatori di infrastrutture Ict chiave e anche i media per costruire all’interno di queste comunità la più grande fiducia possibile”.

(fonte: Cyber Affairs)