Porto Marghera, Fiom: no alle grandi navi

"Pregiudizio per attività produttive dell'area"

OTT 13, 2017 -

Venezia, 13 ott. (askanews) – “L’inserimento di Porto Marghera e del comune di Venezia nelle aree di crisi complessa nazionali può rappresentare una straordinaria opportunità per rilanciare una delle più grandi e attrezzate aree industriali d’Europa, creare nuova e stabile occupazione, riequilibrare una economia oggi fortemente sbilanciata sul turistico”. Così, in una nota, la Fiom Cgil del Veneto. “Per fare questo occorre ridefinire una strategia complessiva sulla città propedeutica a rilanciare gli investimenti pubblici e privati, consolidare le attività esistenti, industriali e logistico portuali, favorire un nuovo insediamento produttivo ad alto tasso di innovazione di prodotto e di processo. In questo senso – continua la nota – le nuove tecnologie e il processo di digitalizzazione di Industria 4.0 insieme al lavoro sinergico con le Università di Venezia e Padova possono rappresentare un veicolo per orientare uno sviluppo a Marghera anche di una manifattura fortemente qualificata, innovativa e sostenibile dal punto di vista ambientale”.

“Un obiettivo – conclude la nota – certo ambizioso ma a portata di mano, che per essere realizzato in linea con quanto prevede la legge sulle aree di crisi complessa, richiede scelte di fondo coerenti da parte dello stesso governo ma anche delle istituzioni locali, delle associazioni datoriali e della Confindustria. Un obiettivo da perseguire anche attraverso il consolidamento e lo sviluppo delle attività produttive esistenti a partire dalla produzione navale e dalla Fincantieri, da quelle dell’alluminio (SLIM Fusina Rolling, già ex Alcoa), della chimica green e dei relativi appalti, da quelle aereonautiche (gruppo Leonardo e Superjet Internazionale) e dalle altre attività presenti a Marghera compreso quelle dell’artigianato.