Biblioteca Nazionale Roma, la denuncia dei “finti volontari”

Gli "scontrinisti": prima sfruttati e poi mandati a casa

MAG 18, 2017 -

Roma, 18 mag. (askanews) – “La nostra storia inizia diciassette anni fa, quando alla Biblioteca Nazionale di Roma la cooperativa Biblionova occupava alcuni lavoratori, pagati con regolare busta paga, per garantire all’interno dell’istituto il funzionamento del Servizio Prestiti”. E’ quanto si legge sulla pagina facebook dei lavoratori “scontrinisti”, come vengono chiamati i “volontari per finta” della Biblioteca Nazionale di Roma, che in calce al post si firmano: Federica Rocchi, Alessandra Rosati, Laura Leoni, Andrea Romano, Viola Casagrande, Fabio Barcarolo, Barbara Cingolani, Rita Milena Forte. E raccontano la propria esperienza per rivendicare che non si tratta di volontariato, ma di lavoro vero e proprio e pertanto andrebbe pagato; invece, tra poco più di un mese, dicono, saranno messi alla porta e senza alcun riconoscimento. “Qualche anno dopo – prosegue il post – la cooperativa fu sostituita dall’associazione A.V.A.C.A., che attraverso una convenzione tra il Ministero dei Beni Culturali e la Biblioteca Nazionale, mandava ‘personale volontario’ per coprire i buchi lasciati dal blocco delle assunzioni nella Pubblica Amministrazione. Siamo noi! Un gruppo di lavoratori, molto più che “semplici precari”, perché senza quelle tutele contrattuali che danno diritto alle ferie, alla malattia, ai congedi per maternità e ai contributi previdenziali retribuiti. E senza diritto neanche a un vero e proprio compenso”. “Ci hanno chiamato ‘scontrinisti’ – spiegano -, veniamo cioè pagati dall’associazione A.V.A.C.A. solo previa presentazione di scontrini di tipo alimentare, che siamo obbligati a consegnare ogni mese in cambio di un assegno di 400 euro mensili. Per farci lavorare, l’associazione, presieduta da Gaetano Rastelli, ci fa pagare una tessera annua di 25 euro, che ci rende soci dell’associazione e ci dà diritto al rimborso spese, che, in realtà, dovrebbe essere il nostro stipendio: sì, perché non siamo riconosciuti come lavoratori effettivi, ma come dei volontari retribuiti, che hanno solo diritto ad un magro rimborso spese. Siamo, però, inseriti nel registro dei turni del personale della biblioteca per lo svolgimento di diverse mansioni come la vigilanza agli accessi, il servizio accoglienza, l’ufficio prestito, la distribuzione del materiale librario nelle sale di lettura, i servizi di magazzino e in altri uffici. Lavoriamo quattro ore al giorno, cinque giorni su sette, e, in vista delle festività invernali ed estive, dobbiamo presentare una richiesta ferie per assentarci. E’ evidente, dunque, che la biblioteca fa affidamento su di noi per lo svolgimento dei servizi”. “Un anno fa – prosegue il racconto – abbiamo dato inizio alla nostra battaglia per denunciare i tanti anni di sfruttamento subiti. Siamo usciti allo scoperto con un’azione sindacale che aveva l’obiettivo di aprire un dialogo con il direttore della biblioteca e con il ministero, ma il nostro tentativo è stato immediatamente rigettato da una chiara risposta di entrambi: voi non potete essere considerati dei lavoratori perché formalmente siete dei volontari! Increduli abbiamo proseguito con azioni volte sia a denunciare le indegne condizioni lavorative in cui versiamo sia un modus operandi, che ha permesso al ministero e alla biblioteca di garantire gli stessi servizi un tempo forniti dal personale di ruolo, risparmiando sulla nostra pelle, togliendoci la dignità che meritiamo e permettendo, di fatto, un’elusione fiscale e contributiva ancora non quantificabile. Poi la doccia fredda: il Mibact con la circolare del 20/04/2017 emanata a tutte le biblioteche pubbliche statali ha imposto che le stesse, con l’arrivo del servizio civile nazionale, facciano ‘un’attenta valutazione in merito alla sostenibilità economica del rinnovo delle convenzioni in scadenza con le associazioni’, e ‘qualora l’analisi della situazione economica conduca a ritenere il permanere dell’interesse a stipulare convenzioni con associazioni di volontariato questi istituti dovranno: individuare la controparte mediante procedura di gara; prevedere la rotazione semestrale delle unità di volontari assegnati; applicare modalità organizzative atte a scongiurare qualsivoglia pretesa di riconoscimento di rapporto di lavoro subordinato’. Tradotto significa che il lavoro fintamente volontario che abbiamo prestato finora sarà sostituito dal servizio civile. Che il 30 Giugno verrà interrotto il rapporto con noi della biblioteca nazionale di Roma e saremo mandati a casa senza, peraltro, alcuna forma di sostegno al reddito. Che laddove proseguisse il rapporto con associazioni che offrono lavoro volontario, questo dovrà essere continuamente sostituito in modo da non dare adito al sospetto che si tratti di quello che in realtà è: lavoro mascherato da volontariato”. “Aderiamo quindi – si legge ancora nel lungo post – alla Giornata Nazionale di riscatto della cultura indetta dalla campagna ‘MiRiconosci?Sono un professionista dei beni culturali’, portando in piazza la nostra battaglia, che non vogliamo resti solo nostra ma diventi una lotta di tutti contro il lavoro gratuito, il lavoro povero e lo sfruttamento, perchè se iniziamo noi a dire no ai ricatti ed alle condizioni di lavoro indecenti sempre più persone troveranno il coraggio di dire di no. Perchè la nostra storia non è un’eccezione, ma il racconto di quel che sta diventando il lavoro in Italia”. “Per questi motivi – concludono gli 8 ‘scontrinisti’ – chiediamo a tutti coloro che vivono una condizione di sfruttamento e non riconoscimento del proprio lavoro ad unirsi a noi e alle forze sindacali e politiche di essere in piazza il 25 maggio alle ore 10 davanti alla Biblioteca Nazionale contro lo sfruttamento dei lavoratori del Mibact e per valorizzare il patrimonio culturale nazionale”.