Ex boss Mancini: banda Magliana esiste ancora è viva e vegeta

A Abbatino:'nu piagnucolà' dici quello che sai anche su caso Moro

DIC 23, 2015 -

Roma, 23 dic. (askanews) – Antonio Mancini, ex esponente di spicco della Banda della Magliana, in una intervista alla emittente Radio Campus commenta le dichiarazioni rilasciate da Maurizio Abbatino in una intervista al Fatto Quotidiano dopo essere uscito da programma di protezione previsto per i collaboratori di giustizia. “Gli dico basta, gli dico di riprendere in mano la sua vita, gli dico di fare qualcosa, di lasciare perdere chi tanto non muoverà un dito per aiutarlo. Abbatino dice che è un morto che cammina? Ma vorrei chiedergli quando mai noi abbiamo camminato da vivi. Se qualcuno dovesse farlo fuori non me la prenderei né con Carminati né con altri, ma con chi lo ha abbandonato. Ad ucciderlo sarebbe lo Stato, nessun altro”.

Mancini racconta: “Quando noi iniziamo la collaborazione ci addolciscono la pillola. Ci parlano di nuova identità, di nuova dignità. Ma poi all’improvviso scopri che loro non sappiano nemmeno cosa sia la dignità. Se domani arriva una moto con un cecchino che mi spara, io non me la prendo né con Carminati né con chi per lui”.

Prima di Maurizio Abbatino, lo stesso Antonio Mancini, ex boss della Banda della Magliana, racconta di essere stato abbandonato dallo Stato: “Io sono stato cacciato dal programma di protezione molto prima di lui. Ho avuto i miei momenti duri. Poi mi sono guardato attorno e mi sono ripreso la mia vita. Lo Stato non serve a niente. Se dovessi tornare indietro lo farei di nuovo, mi pentirei ancora, ma per me. Dello Stato non mi importa più niente, visto come si è comportato. Sono indignato che Abbatino sia in quelle condizioni, perché prima lo hanno usato e poi lo hanno abbandonato”.

Secondo Antonio Mancini in tanti sarebbero pronti ad uccidere sia lui che Maurizio Abbatino semplicemente per aumentare la propria fama criminale: “Ti immagini se domani arrivasse una moto con uno sopra che mi spara e m’ammazza? Quello che può dire di aver ammazzato l’infame Antonio Mancini, da boss di quartiere diventa boss di una intera città. Io ormai ho una nuova vita, quello che potrebbe accadere l’ho messo in conto da sempre. Ho 67 anni, so che nel nostro gioco potevo morire. Io facevo il bandito. Ieri ho sparato io, domani potrebbero sparare a me. Ho accettato delle regole, certe regole una volta accettate vanno ricordate sempre”.(Segue)