Alberto Stasi in carcere, cala il sipario sul giallo di Garlasco

La sentenza definitiva dopo 5 gradi di giudizio

DIC 12, 2015 -

Roma, 12 dic. (askanews) – L’assassino c’è, si chiama AlbertoStasi. La sentenza della quinta sezione penale della Cassazionefa calare il sipario sul giallo di Garlasco.Una vicenda che, a partire da quel 13 agosto di otto anni fa incui Chiara Poggi venne ritrovata senza vita, ha travolto unpiccolo comune della Lomellina adagiato tra campi e risaie,strappato alla quiete delle sue villette, delle sue stradesilenziose e delle sue biciclette per essere scaraventato sulpalcoscenico di un dramma ad alto gradimento mediatico, sul cuisfondo si sono intrecciati i dolori di due famiglie.Otto anni vissuti tra dubbi e sospetti, polemiche sullaconduzione delle indagini, fiumi di articoli e ore ditrasmissioni televisive, due assoluzioni in primo e secondogrado, la clamorosa sentenza della Cassazione che il 18 aprile2013 riaprì i giochi quando parevano ormai chiusi, la successivacondanna a 16 anni di Stasi. Dichiarato colpevole di omicidio macon pena ridotta visti il rito abbreviato chiesto dall’imputatosin dal 2009 e il mancato riconoscimento dell’aggravante dellacrudeltà. Fino all’epilogo odierno, che ha cristallizzato quella condanna passandola in giudicato.Tutto comincia nel primo pomeriggio del 13 agosto 2007. AGarlasco, provincia di Pavia, un ragazzo di 24 anni laureandoalla Bocconi chiama il 118 quando sono da poco passate le due del pomeriggio. E’ Alberto Stasi. Ha trovato, secondo quella chediventa la sua versione, il corpo della fidanzata Chiara Poggi,con ancora indosso il pigiama, in fondo alle scale che scendonoalla taverna dell’abitazione di lei. Una villa in via Pascoli,alle porte del paese, circondata dal giardino, immersa nelsilenzio di una giornata estiva in cui Garlasco è quasicompletamente deserta.Al loro arrivo i soccorritori constatano il decesso di Chiara. La ragazza è stata uccisa con ferocia, ha il cranio sfondato, èstata massacrata con colpi sferrati da un’arma che non verrà mairitrovata. Alberto racconta di aver cercato per tutta la mattinadi contattare inutilmente la sua ragazza per telefono. All’ora di pranzo ha deciso di recarsi presso la sua abitazione, dice diaver suonato il campanello invano. Allora ha scavalcato ilcancello, ha trovato la porta d’ingresso socchiusa, è entrato, ha visto sangue, ne ha seguito le tracce, ha trovato lei già morta. Stavano insieme da cinque anni.Entrambi erano rimasti a Garlasco, lui per finire la tesi dilaurea, lei per fare uno stage a Milano. Le loro famiglie inveceerano partite per le ferie qualche giorno prima. La sera prima si erano visti, poi lui era tornato a casa a dormire. Il giornoseguente avrebbe fatto la terribile scoperta dopo che la mattina, nelle ore in cui si consumava il delitto, sarebbe stato a casa sua per lavorare sul computer alla tesi.Al funerale Alberto Stasi siede nel primo banco insieme aigenitori di Chiara. Due giorni dopo, il 20 agosto, riceve unavviso di garanzia per omicidio volontario. Le indagini siconcentrano subito sul giovane. L’alibi non convince gliinquirenti. Sulle suole delle scarpe indossate da Alberto almomento del ritrovamento di Chiara non ci sono tracce di sangue:come ha fatto a non sporcarsi visto che il pavimento di casaPoggi ne era pieno? Sul pedale della bicicletta di Stasi vienetrovato il Dna di Chiara, e una vicina dice di aver visto unabici appoggiata davanti alla villa dei Poggi proprio la mattinadel delitto. Basta perché la procura di Vigevano decida il fermodel giovane bocconiano.Krm-Plg