Ruby ter, gip: nessuna prova certa su ruolo Ghedini e Longo

"Superato il limite della deontologia professionale"

NOV 6, 2015 -

Milano, 6 nov. (askanews) – Le indagini condotte dai magistrati milanesi titolari dell’inchiesta Ruby ter non sono bastate per arrivare “all’acquisizione di prove certe di un ruolo attivo di concorso in corruzione” a carico di Niccolò Ghedini e Piero Longo. Lo sottolinea il gip di Milano, Stefania Donadeo, nel decreto che dispone l’archiviazione per gli “storici” difensori di Silvio Berlusconi e per altre 11 persone coinvolte nel terzo filone di inchiesta sulle serate di Arcore.

Ghedini e Longo erano accusati di concorso in corruzione in atti giudiziari per aver partecipato, il 15 gennaio 2011, a una riunione convocata dall’ex presidente del consiglio ad Arcore alla presenza di tutte le “olgettine” ospitate alle serate di Villa San Martino. E’ in quell’occasione, secondo l’ipotesi accusatoria, che sarebbe stato raggiunto l’accordo corruttivo a base dell’inchiesta Ruby-ter: le “olgettine” pagate con una somma di almeno 2.500 euro al mese ciascuna per testimoniare il falso o comunque omettere particolari imbarazzanti nel ciclo di processi (ribattezzati Ruby e Ruby bis) con al centro le serate di Arcore.

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