Un artista racconta la scomparsa dei ghiacciai in Groenlandia

Il progetto di Roberto Ghezzi: cianotipie dalla crisi climatica

AGO 5, 2022 -

Milano, 5 ago. (askanews) – L’arte si confronta con le manifestazioni del cambiamento climatico e dialoga con la scienza, alla ricerca, quantomeno, di nuove forme di sguardo sul problema più rilevante del nostro tempo. “The Greenland project” è l’ultima ricerca dell’artista toscano Roberto Ghezzi, che ha lavorato, in collaborazione con Biagio Di Mauro dell’Istituto di scienze polari del CNR, sui ghiacciai in scioglimento della Groenlandia.

“L’arte – ha detto Ghezzi ad askanews – è sostanzialmente un potente mezzo di comunicazione tra individui, che si manifesta in vari modi, nel mio caso essendo un artista visivo attraverso un’immagine di un fenomeno. Nel caso dello scioglimento dei ghiacci ho scelto la cianotipia, un’antica tecnica fotograficache si basa sulla reazione di alcuni sali con la luce del sole”.

Le carte fotosensibilizzate usate da Ghezzi, in pratica, rilevano il rapido assottigliarsi dello strato di ghiaccio a causa del riscaldamento globale e offrono agli scienziati, ma anche al pubblico dell’arte contemporanea, una sorta di radiografia dello stato di salute degli iceberg e, per estensione, del nostro pianeta. E in questa operazione di presa di consapevolezza la pratica artistica gioca un ruolo importante. “Ha un potenziale incredibile – ha aggiunto – perché l’arte offre un punto di vista diverso. Non offre soluzioni, ma indica traiettorie nuove, indica

nuove strade da percorrere e lo fa spesso in maniera rivoluzionaria e inattesa”.

Le opere di Roberto Ghezzi, così come i suoi diari, documentano giorno per giorno la liquefazione dei ghiacci, il loro arretramento e la drammatica realtà di una crisi climatica che ancora non viene affrontata adeguatamente. E anche qui il progetto dell’artista può rappresentare un’opportunità per ampliare il nostro punto di vista.

“Bisogna innamorarsi di ciò che vogliamo difendere – ha concluso Ghezzi – non avere un incontro diretto con questi luoghi e con questi problemi ci porta a legarci a qualcosa di astratto: non percepiamo la questione come tale. Ma per farlo non è necessario andare in Groenlandia, anche se tutti dovrebbero avere il diritto e alcuni dovrebbero avere il dovere di andare lì, soprattutto chi può intervenire in maniera più diretta su queste problematiche”. Perché il nostro futuro si costruisce anche considerando i gravissimi cambiamenti che si stanno verificando ai poli.

“The Greenland Project” è stato curato da Mara Predicatori e realizzato con il supporto di The Red House di Robert Peroni e Phoresta Onlus e con il contributo di Cartiera Enrico Magnani Pescia.