Piazza Duomo apparecchiata, la protesta dei ristoratori a Milano

Fope: "La risposta del Governo indadeguata rispetto ai danni"

OTT 28, 2020 -

Milano, 28 ott. (askanews) – Sotto la Madonnina va in scena la protesta di ristoratori e baristi aderenti alla Fipe ma anche di alcuni piccoli artigiani. In Piazza Duomo alcuni rappresentanti delle categorie messe nuovamente in ginocchio dalle misure del nuovo Dpcm per il contenimento della pandemia hanno apparecchiato simbolicamente il sagrato con tovaglie e stoviglie.

La ragione della protesta la spiega Lino Enrico Stoppani Presidente di Fipe Lombardia. “Il motivo è di valorizzare, promuovere, tutelare ed esprimere il disagio, la preoccupazione e la disperazione di molti nostri operatori che a causa dell’emergenza economica attivata dall’emergenza sanitaria sono in grandissima difficoltà, con forti cali di fatturato, rischi occupazionali e aumento del tasso di mortalità delle nostre imprese”.

La stretta sugli orari di apertura di bar e ristoranti crea perdite enormi, basti pensare che prima del Covid il settore fatturava 96 miliardi, con un milione e duecentomila occupati e trecentomila imprese, per questo è necessario un intervento più deciso. “Innanzitutto dobbiamo ringraziare il Governo e apprezziamo gli sforzi che hanno fatto per trovare risorse con indennizzi, crediti d’imposta, prolungamento della cassa integrazione e altre misure di sostegno, ma di fronte alla gravità della situazione queste risorse sono indadeguate e poco proporzionate rispetto ai danni che abbiamo subito e che subiremo in questo ulteriore mese”.

Micaela Mainini titolare del Giamaica lo storico bar di Brera racconta tutta la sua amarezza. “Il Giamaica non ha chiuso neanche con i bombardamenti durante la guerra, ci ha fatto chiudere il governo e abbiamo rispettato la legge faremo tutto quello che ci è possibile per non chiudere ma in questo momento è molto difficile. Noi come Giamaica stiamo perdendo l’80% del nostro fatturato dato da lavoro, turisti e uffici e dal lavoro serale, a questo punto non abbiamo più niente di tutto questo”.