Conte a Muti sui teatri chiusi: “Una scelta grave ma necessaria”

"Obiettivo primario è recuperare controllo curva epidemiologica"

OTT 27, 2020 -

Roma, 27 ott. (askanews) – Chiudere teatri e sale da concerto è stata una “decisione grave e particolarmente sofferta ma necessaria”. Così il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha risposto sul Corriere della Sera all’appello lanciato sullo stesso giornale dal maestro Riccardo Muti dopo l’ultimo Dpcm in cui aveva definito “grave” la decisione del governo in quanto “i concerti, le rappresentazioni teatrali costituiscono alimento per lo spirito, nutrimento per l’anima”.

“Siamo stati costretti – ha spiegato il premier – perché l’obiettivo primario deve essere adesso recuperare il controllo della curva epidemiologica ed evitare che la sua continua ascesa possa compromettere l’efficienza del nostro sistema sanitario e, con esso, la tenuta dell’intero sistema sociale ed economico”.

Conte ha garantito che saranno erogati ristori immediati e misure di sostegno agli operatori economici e ai lavoratori colpiti dalle nuove norme e ha sottolineato come la decisione sia stata presa non per un accanimento contro un settore considerato “superfluo” ma in quanto si sono fatti interventi “su tutti quei settori di attività che offrono occasioni di socialità, elevate o meno che siano. Settori di attività che contribuiscono – direttamente e indirettamente – a generare assembramenti e aggregazioni di persone, e che generano, soprattutto nelle ore serali, afflussi sui mezzi pubblici e moltiplicano le occasioni di contagio”.

“Ma non intendiamo affatto rinunciare alla bellezza, alla cultura, alla musica, all’arte, al cinema, al teatro”, ha ribadito il premier, impegnandosi, come aveva già fatto il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, a riaccendere le luci delle sale il prima possibile.

Resta però il malcontento e la protesta del settore. Artisti, associazioni, esercenti ribadiscono che “i luoghi di spettacolo si sono rivelati tra i più sicuri spazi di aggregazione sociale”. “Non siamo tempo libero. Siamo lavoro e molto di più” si legge in un manifesto dell’Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo. E in molti si chiedono se prima di chiudere le sale, così come bar e ristoranti, non si dovesse pensare a risolvere il problema di luoghi davvero affollati come i mezzi pubblici.