Dolce o salata, la merenda rito irrinunciabile per 30mln italiani

L'esperto: merendine sicure, la maggior parte senza conservanti

SET 15, 2020 -

Milano, 15 set. (askanews) – La merenda, come ci suggerisce l’etimologia, è quella pausa gustosa che dobbiamo meritarci durante la giornata. A metà mattina o a metà pomeriggio, oltre 30 milioni di italiani se la concedono per non arrivare troppo affamati ai pasti principali, o anche solo per staccare durante il lavoro, l’attività fisica o i compiti. Tra loro, ci dice una ricerca Doxa per Unione italiana food, c’è chi la preferisce esclusivamente dolce (il 40%), chi salata, e sono la minoranza, e chi le alterna. Ma come deve essere una merenda che garantisca uno stile di vita sano ed equilibrato? A spiegarlo Maria Rita Spreghini, nutrizionista e pedagogista dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma con cui Unione italiana food ha avviato una collaborazione.

“La prima cosa a cui dobbiamo pensare è di programmarla: i ragazzi devono sapere che nella fase mattutina che in quella pomeridiana, vi è un momento da dedicare alla merenda questo perché fa acquisire soprattutto ai bambini più piccoli quelle competenze nell’arco della giornata per quanto riguarda i ritmi giornalieri”.

Esistono poi delle caratteristiche nutrizionali da rispettare per rispondere al meglio al fabbisogno giornaliero, soprattutto di bambini e ragazzi. Indicazioni in tal senso sono contenute nel Manifesto della Merenda, un insieme di 8 regole su un corretto break, realizzato da Unione italiana food con l’Istituto del Bambino Gesù per la Salute del bambino e dell’adolescente.

“Dal punto di vista nutrizionale dobbiamo dividere i fabbisogni dei ragazzi a seconda delle età: se abbiamo dei bambini una merenda può andare dalle 100 alle 125 chilocalorie e per gli adolescenti sulle 180-200. Il valore pedagogico della merenda è importante perché permette di acquisire quella pausa, quel momento di benessere che da generazioni e generazioni viene scandito dal momento della merenda tra una pausa di studio e una pausa di sport”.

Sulla base delle otto regole del Manifesto sono state elaborate 56 proposte alternative per la pausa di metà mattina o pomeriggio da proporre a bambini e adolescenti, ma non solo, che vedono nella frutta il caposaldo ma che includono anche le merendine confezionate, un prodotto dell’industria alimentare italiana nato ormai 70 anni fa.

“La merendina può rappresentare una scelta oculata per quanto riguarda la merenda insieme ad altre alternative da selezionare durante l’arco della settimana insieme alla frutta o a prodotti da forno casalinghi la classica merenda italiana come pane pomodoro oppure salate magari delle focacce o del pane con del prosciutto crudo può essere un buona merenda”.

Se per i nutrizionisti un consumo, seppur saltuario, delle merendine può essere concesso, gli italiani hanno ancora delle riserve. Ad esempio, sulla presenza di conservanti o di coloranti, questi ultimi totalmente assenti, o ancora la presenza di acidi grassi trans eliminati da tempo. Abbiamo chiesto al tecnologo alimentare ed esperto di nutrizione, Giorgio Donegani, di raccontarci cosa c’è e cosa no nelle merendine

“La stragrande maggioranza delle merendine non ha conservanti. Ce ne sono alcune che hanno una farcitura, in particolare la crema pasticcera, che possono richiedere dei conservanti e naturalmente ci vanno perché le merendine sono pensate per durare. Ma la cottura, le tecniche di produzione e il confezionamento oggi garantiscono una lunga durata delle merendine senza bisogno dell’aggiunta d’altro”.

L’industria, nel corso dei decenni, ha lavorato per riformulare questi prodotti da forno, migliorandone il profilo nutrizionale, ma cercando di mantenerne inalterato il sapore. Le merendine che troviamo oggi sugli scaffali dei supermercati, si presentano sempre più simili a un dolce casalingo, persino nell’utilizzo, nei casi di dolci lievitati, della pasta madre. Con una caratteristica, imprescindibile quando si parla di un prodotto alimentare industriale: “Le merendine sono certamente un alimento sicuro per più di un motivo: prima di tutto perché la legge prevede dei requisiti di sicurezza che vanno rispettati, ma anche perché la tecnologia di produzione si è molto evoluta nel tempo per cui le merendine sono sicure sia da un punto di vista igienico che da un punto di vista nutrizionale”.

Ecco sull’aspetto nutrizionale, vale la pena ricordare che le merendine italiane, si distinguono da quelle presenti sugli scaffali dei supermercati di Regno Unito e Stati Uniti: contro i 34 grammi di media delle nostre, lì gli snack pesano rispettivamente 66 e 81 grammi, come emerso da uno studio della Fondazione italiana per l’educazione alimentare per Unione italiana food.