I musei dopo la pandemia, la ripartenza di Palazzo Strozzi

Direttore Galansino: siamo pronti, settore pubblico ci sostenga

AGO 10, 2020 -

Firenze, 10 ago. (askanews) – La pandemia di Coronavirus ha colpito in modo pesante, lo si ripete spesso, anche la cultura e tra i soggetti che hanno risentito dell’impatto della crisi ci sono le fondazioni pubblico-private, come per esempio Palazzo Strozzi a Firenze. Un museo che unisce il contemporaneo, con in corso la mostra dedicata a Tomas Saraceno, a ricerche su artisti dei secoli precedenti, come per esempio il Verrocchio, e che mette a bilancio risorse che sono pubbliche per circa il 20% e private per il restante 80%, e di queste circa la metà sono risorse proprie. Per capire il momento economico che vive il museo abbiamo incontrato il direttore generale della Fondazione Palazzo Strozzi, Arturo Galansino.

“Questa composizione così virtuosa del nostro bilancio – ha detto ad askanews – oggi è messa più a dura prova rispetto ad altri modelli economici dalla crisi post pandemia. Innanzitutto perché non ci sono più i numeri di pubblico e visitatori in grado di comporre questo 40% del nostro bilancio. Inoltre perché dal punto di vista del denaro privato la crisi economica certamente non aiuta ed è normale che si abbia qualche defezione da parte dei nostri supporter e sponsor”.

La situazione di incertezza sullo scenario complessivo, insomma, si ripercuote anche sulla cultura e diventa cruciale, nella lettura del direttore, l’intervento del settore pubblico.

“Oggi – ha aggiunto Galansino – è più importante rispetto al passato e lo sarà sempre di più nei tempi a venire almeno questo supporto pubblico, perché ci consente di mantenere una programmazione”.

Il tema è particolarmente rilevante per quegli istituiti, e sono tanti in Italia, che lavorano su mostre di ricerca, che sappiano unire la qualità culturale all’attrattività per il pubblico. Anche perché, soprattutto in una città d’arte come Firenze – che come altre in Italia ha sofferto per fenomeni come l’overtourism, ossia un afflusso troppo imponente di visitatori spesso mordi e fuggi – è importante ricercare anche una qualità nel tipo di pubblico. E Galansino ci ha raccontato proprio dei visitatori di Palazzo Strozzi.

“Un pubblico – ci ha spiegato il direttore – in grado di generare un impatto economico molto importante, negli anni buoni come l’anno scorso si parla di circa 60 milioni sul territorio fiorentino e toscano, ed è anche un pubblico in grado di creare un turismo più sostenibile”.

Come si vede la relazione tra il pubblico di un grande soggetto culturale e la città che lo ospita è impossibile da sciogliere e dal museo fiorentino si guarda al presente – rappresentato appunto da Saraceno – e soprattutto al futuro, partendo anche dalla considerazione, oggi decisiva, sulla componente italiana dei visitatori, la prima che, in questi mesi in cui tutti abbiamo parlato di vocazione locale, ha ripreso a muoversi.

“Credo – ha concluso Arturo Galansino – che potremmo tornare ad avere il nostro pubblico abbastanza preso, un pubblico che per circa il 25% è toscano e per il 40% è nazionale. Contiamo che l’offerta qualitativa e internazionale di palazzo Strozzi, che l’anno prossimo sarà molto forte, potrà essere un asset molto importante per ricominciare a fare i numeri che hanno permesso di avere questi bilanci così virtuosi”.

Perché, anche se ormai dovrebbe essere inutile ripeterlo, grandi progetti culturali si possono realizzare a fronte di certezze e solidità economiche, che sono la prima garanzia per la ricerca.