Coronavirus, il problema dei randagi in Grecia e Turchia

Ad Atene gatti affamati, a Istanbul i cani nutriti dal comune

APR 9, 2020 -

Roma, 9 apr. (askanews) – Città in lockdown e strade deserte, popolate spesso solo da animali. Ma per i randagi la vita è più dura con la gente costretta all’isolamento in casa e i ristoranti da cui rimediavano avanzi, chiusi. A migliaia rischiano di morire di fame in tutto il mondo.

In Grecia, dove i gatti la fanno da padrone, i volontari di Nine Lives Greece che si occupano dei felini di Atene e altre città, hanno raddoppiato il lavoro. “Di solito diamo da mangiare a più di 600 gatti al giorno – dice Eleni Kefalopoulou, volontaria – ma ora dobbiamo andare in altre zone dove la gente ha smesso di nutrirli da quando è tutto chiuso, ora diamo da mangiare a oltre 1000 gatti al giorno”.

Si teme che i randagi possano essere esposti a più crudeltà e avvelenamenti, essendo più affamati e propensi ad avvicinarsi alle persone. E’ stata creata anche una piattaforma online per donazioni di cibo e servizi veterinari per i randagi e gli animali domestici i cui proprietari non sono in grado di prendersi cura di loro. E installate mangiatoie in diverse zone della città.

Nella vicina Turchia, a Istanbul, i randagi stanno molto meglio. Le autorità che anche normalmente si occupano di cani e gatti, distribuiscono ogni giorno circa una tonnellata di cibo per gli animali che vivono per strada. “Non c’è alcun problema, il nostro lavoro continua, quindi voglio solo dire a tutti i nostri cittadini che devono restare a casa, ci prendiamo cura dei nostri piccoli amici” rassicura Tayfun Koc, dipendente dei servizi veterinari del comune.

Il problema dei randagi riguarda tutti i paesi. Ma alcuni provvedono in modo più efficace. In Serbia, ad esempio, dove non c’è uno sforzo organizzato dallo Stato per nutrire e dare rifugio agli animali, la gente ha organizzato aiuti a livello locale. In Macedonia, invece, le ONG chiedono alle persone di lasciare cibo per strada per i circa 10.000 cani randagi di Skopje.