Coronavirus, Lombardia chiede restrizioni per un’altra settimana

Gallera: "Problema non è gravità ma rapida diffusione del virus"

FEB 28, 2020 -

Milano, 28 feb. (askanews) – La Regione Lombardia chiede al governo di prorogare, nel Consiglio dei ministri del 29 febbraio 2020, di un’altra settimana le misure già adottate per contenere la diffusione del nuovo coronavirus Covid-19, come la chiusura delle scuole. L’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera ha sottolineato che al momento sono stati eseguiti 4.835 tamponi con 531 casi positivi, di cui 235 ospedalizzati e 85 in terapia intensiva.

Particolarmente difficile la situazione nel lodigiano, dove nella notte tra giovedì 27 e venerdì 28 febbraio 2020, c’è stato un picco di nuovi ricoveri (51 in condizioni serie, di cui 17 in terapia intensiva) che ha messo in crisi l’ospedale già sovraffollato, per cui alcuni pazienti sono stati portati al Niguarda di Milano.

Come più volte sottolineato, il vero problema è che il virus – anche se nella maggior parte dei casi non comporta conseguenze particolarmente gravi dal punto di vista clinico per le persone che ne vengono colpite – non deve essere sottovalutato perché, in una piccola percentuale, può creare complicazioni respiratorie di una certa gravità. Tuttavia i posti letto nelle terapie intensive non sono infiniti e bisogna quindi impegnarsi a ridurre la diffusione, come ha sottolineato Massimo Galli, primario del reparto di malattie infettive al Sacco di Milano.

“Noi dobbiamo riuscire a ridurre questa diffusione in modo da passare dai 2/2,5 casi per ogni persona infettata a meno di 1. Questa non è una cosa che si fa da sola. Già adesso, per un’epidemia di così larga scala, l’organizzazione di risposta che poteva essere messa in campo dalla Regione Lombardia è ai limiti di tenuta soprattutto per la gestione dei pazienti di maggiore gravità”.

Secondo i dati della Regione Lombardia la diffusione del virus al momento è comunque ancora circoscritta; l’incidenza (per quanto alta nelle zone rosse) è pari a circa al 3% della popolazione regionale.

Il Covid-19 per l’85-90% dei pazienti è facilmente risolvibile, ma nel restante 10-15% dei casi, soprattutto se si parla di pazienti con altre patologie e quadri clinici compromessi, richiede il passaggio in terapia intensiva.

Nelle zone ad alta incidenza (come Codogno, Lodi, Cremona) gli ospedali hanno dovuto affrontare situazioni emergenziali sia per l’elevato numero di casi, sia perché il 10% delle positività riguarda proprio operatori sanitari che, quindi, sono costretti ad assentarsi dal lavoro. In ogni caso – al momento – il resto della rete ospedaliera è ancora in grado di dare una risposta adeguata.