Turismo, Filippetti: prematuro valutare ora le ricadute del virus

Gli operatori alla Bit tra consapevolezza e prudenza

FEB 10, 2020 -

Milano, 10 feb. (askanews) – Consapevolezza di essere in un contesto preoccupante, ma anche prudenza, molta prudenza e – soprattutto – altrettanta attenzione a non farsi travolgere da facili previsioni, negative o positive che siano: può essere sintetizzato così l’atteggiamento di operatori e esperti del turismo – registrato alla Bit, la Borsa internazionale del turismo 2020 – riguardo gli effetti che l’epidemia di coronavirus sta avendo sull’economia cinese e quindi sul resto del mondo.

“Fare un’analisi in questo momento è prematuro – dice Nardo Filippetti, presidente di Astoi, l’associazione dei tour operator italiani che aderisce a Confindustria – Tutto è in itinere, tutto si sta evolvendo in maniera velocissima e in maniera esponenziale. I media comunicano continuamente situazioni di difficoltà. Per quello che concerne il reparto economico del turismo italiano vediamo subito i primi dati che parlano di un 80 per cento di presenze in meno nel mese di gennaio. Ipotizzare ora soluzioni, sono onesto, è difficile se non quello del contenimento dei costi, ma non creerei troppi allarmismi nel breve, perché probabilmente, ed è ciò che ci auguriamo tutti, qualcosa in positivo evolverà”.

In termini economici il peso del turismo in arrivo dalla Cina, e complessivamente dall’area dell’est asiatico, è per l’Italia molto importante: circa 2 miliardi all’anno. “Alcune prime indicazioni anche da parte degli operatori parlano di circa un 30 per cento di contrazione generalizzata – spiega Mara Manente, direttore Ciset – Teniamo conto che questi 4 miliardi complessivamente valgono circa un 4 per cento della spesa complessiva effettuata ogni anno dal turismo internazionale in Italia. In realtà l’analisi andrebbe fatta per specifici territori: il turismo asiatico tendenzialmente si concentra in alcune regioni e in alcune destinazioni, per cui per quelle destinazioni è molto probabile che quel 30 per cento diventi anche superiore”.

Il rischio dunque è che le ricadute negative del decremento del flusso turistico dalla Cina siano più pesanti su alcune aree piuttosto che altre. Ma non solo: il turista proveniente dal Cina è un big-spender, soprattutto sui marchi del lusso made in Italy, e anche questo settore è ora a rischio. “E’ chiaro che quest’anno non ci aspetteremo lo stesso flusso di turisti dell’anno scorso, intorno alle 500mila presenze – dice Alfonso Morvillo, direttore Cnr-Iriss – sicuramente sarà più contenuto, ma non è assolutamente possibile allo stato attuale fare delle ipotesi su quale sarà il livello di questo calo. Chiunque lo faccia, lo fa in modo del tutto gratuito perché non c’è alcun rigore metodologico nel fare dei numeri”.