Lo spazio del dubbio, la lezione continua di Grazia Varisco

A Milano da M77 una mostra monografica sull'artista classe 1937

NOV 20, 2019 -

Milano, 20 nov. (askanews) – Incontrare Grazia Varisco, una delle figure chiave dello storico movimento dell’arte cinetica e programmata, è sempre un’esperienza di consapevolezza e intelligenza. Il suo lavoro attraversa i decenni e indaga costantemente i temi della definizione dello spazio come linguaggio e della percezione, aspetti che ritornano anche nella mostra che le dedica la galleria M77 di Milano, non a caso intitolata “Ospitare lo spazio” e curata da Danilo Eccher. Al primo piano una grande sala accoglie un fitto dialogo tra diverse opere di Grazia Varisco, una sorta di grande installazione ambientale che nasce qui dalla relazione tra i lavori.

“Si chiamano ‘Quadri comunicanti’ – ha detto l’artista ad askanews – perché ovviamente il riferimento è ai vasi comunicanti che studiamo ai tempi delle scuola e che giocano in questo modo determinando una percezione di regolarità inevitabile, che non puoi smentire, perché l’allineamento del liquido avverrebbe comunque così. E la casualità della distribuzione delle cornici è come se contraddicesse questa cosa, però nello steso tempo rafforza l’idea dell’orizzontalità”.

E’ evidente che il gioco sta anche nella confusione dei piani, quello visivo e quello logico, nel loro collidere in apparenza, con il risultato però di portare a una sorta di chiarezza percettiva superiore, più limpida, come le linee delle grandi sculture che accolgono lo spettatore all’ingresso della galleria. Ma che ha un motore, come da sempre nel lavoro di Grazia Varisco, nel dubbio. “Il dubbio – ha aggiunto l’artista – per me è un elemento molto intenso filosoficamente, sento che agisce molto nella esperienza del visivo nel mio lavoro e rientra proprio in questa tematica della transitorietà delle percezioni”.

Tra il pieno e il vuoto, l’ordine e la ribellione, la certezza e l’impossibilità, le opere di Grazia Varisco, classe 1937, continuano ad avere una radicalità onesta, non camuffata, figlia di una pratica artistica che il tempo ha confermato nella sua originale solidità.