Imprese, Luiss: reputazione un rischio da gestire sui social

Convegno promosso da Valore D nell'ambito di InTheBoardroom

OTT 22, 2019 -

Roma, 22 ott. (askanews) – La reputazione è un bene fondamentale per noi tutti. Un valore importante, che per le imprese coincide sempre più spesso con il successo economico. Ma con la diffusione dei social network la reputazione è diventata anche un fattore di rischio da gestire.

Se ne è parlato in un convegno alla Luiss promosso da Valore D nell’ambito in InTheBoardroom, il progetto per promuovere la presenza di donne nei consigli di amministrazione, cui hanno partecipato manager, esperti di nuovi media, giornalisti e magistrati come l’ex procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone ed il sostituto Procuratore Generale della Cassazione Giuseppe Corasaniti.

Si parte da un dato. Oggi il valore delle imprese è legato a doppio filo alla loro reputazione. Come emerso da uno studio condotto su 800 imprese da DWS e presentato dalla Responsabile clienti istituzionali per il Sud Europa Alexia Giugni.

“Le aziende che hanno investito sul loro brand quindi sulla loro immagine e hanno investito sulla ricerca e sviluppo nel periodo che va dal 2007 al 2018 hanno sperimentato una crescita degli utili che va dal 3 al 3,4 per cento ogni singolo anno – dice – mentre le aziende che non hanno fatto questo tipo di investimento, cioè senza capitale intellettuale, hanno visto i loro utili erodersi, scendere. Questo ovviamente si è riflesso anche sulla capitalizzazione di mercato, cioè quello che il mercato ritiene essere il valore di queste aziende, che è raddoppiata in questo periodo per le aziende con capitale intellettuale e invece è rimasta ferma al palo dal 2007 al 2018, in 11 anni per quelle che non l hanno fatto”.

Quindi il lavoro di promozione della reputazione è diventato centrale nelle aziende. Ma deve essere un lavoro soprattutto preventivo perchè la gestione delle crisi reputazionali può essere molto complicata sui nuovi media.

Come spiega la vicepresidente della Luiss, Paola Severino: “Una volta che un cittadino comune, un impresa, una donna, una persona sotto indagine si vede raggiunto da mezzi che ne toccano la reputazione come riparare poi se l’indagine porterà ad un assoluzione, se la notizia si rivelerà infondata se l’azienda non ha commesso quello di cui viene incolpata sotto il profilo dell’economia sotto il profilo commerciale? Quale sarà il rimedio rispetto ad una virale diffusione di messaggi che possono ledere la reputazione di tutti questi soggetti? Il tema è comune e dobbiamo metterci tutti d’impegno per trovare una soluzione”.

Soluzione complicata dalla dimensione globale dei principali social network: “Questa extraterritorialità dei social – prosegue Severino – è comunque un problema da affrontare, un problema sul quale c’è lo studio di nuove legislazioni ma che ancora non sono state varate, dunque l’attenzione ci deve essere, deve essere massima e grazie a Valore D che ha tirato dal cassetto questo tema come tema importante per tutta la comunità”.