Con Flyeye Italia a caccia d’asteroidi con lo sguardo d’una mosca

In Sicilia il super-telescopio italiano di Asi, Esa e Ohb Italia

LUG 12, 2019 -

Turate, 11 lug. (askanews) – Questo è Flyeye, il super-telescopio realizzato dall’Agenzia spaziale italiana e dall’Agenzia spaziale europea, in collaborazione con Ohb Italia per andare a caccia di asteroidi potenzialmente pericolosi per la Terra.

Per farlo sfrutta una struttura ottica che lo rende unico al mondo, mutuata dall’occhio della mosca, come ha spiegato Roberto Aceti, Ad di Ohb Italia.

“Come sempre – ha detto – si cerca di imitare la natura per fare grossi salti tecnologici. L’occhio della mosca, sappiamo, che ha una conformazione tale da poter avere un ampio campo di vista e consentire, in questo caso all’insetto, di discriminare gli oggetti con la dovuta precisione, ed è esattamente quello che riusciamo a fare con questo telescopio”.

Cuore di tutto, sono queste telecamere. Flyeye ne ha 16 che gli consentono di avere un campo visivo di 65 gradi quadrati. Raccolgono la luce dalla volta celeste proiettandola su un unico specchio di 1 metro di diametro garantendo immagini ad altissima risoluzione che permetteranno di individuare anche i più piccoli Neo (Near Earth object) i corpi rocciosi vicini alla Terra che potrebbero impattare il nostro pianeta con esiti potenzialmente distruttivi.

Ad oggi ne conosciamo circa 20mila di cui 800 potenzialmente pericolosi e se ne scoprono più o meno 2mila nuovi ogni anno ma molti ancora sono da scoprire, coma ha precisato Ettore Perozzi, responsabile dell’ufficio per la sorveglianza spaziale dell’Asi.

“È importante che osserviamo gli asteroidi e scopriamo quelli che non conosciamo – ha spiegato lo scienziato – perché ne conosciamo solo una frazione di quelli potenzialmente pericolosi. È quindi necessario un catalogo completo per calcolare la loro evoluzione in futuro e vedere se ce n’è qualcuno che può portare a un rischio. Il primo passo è la scoperta e questo telescopio serve proprio a questo”.

Flyeye è un progetto al quale si lavora da circa 10 anni, grazie anche agli studi dell’astrofisico Andrea Milani, esperto di asteroidi, scomparso nel novembre 2018.

Sarà operativo dal 2020 in Sicilia, sul Monte Mufara, nel parco delle Madonie. Alto circa 5 metri per 4 di larghezza, è il primo di un network di 4 telescopi gemelli per la difesa planetaria che prevede, per ora, l osservazione e l identificazione degli asteroidi potenzialmente pericolosi. Il secondo telescopio sarà installato a La Silla, in Cile.

Una volta in funzione consentirà di inviduare oggetti di 40 metri di diametro dalle tre settimane a un mese prima del potenziale impatto, riducendo i rischi di danni.

Un domani, però, sarà possibile anche intervenire per deviare la traiettoria degli asteroidi pericolosi. Ian Carnelli, responsabile della missione Hera dell Esa

“Siamo la prima generazione di esseri umani ad avere questa tecnologia a disposizione – ha spiegato – l’unico tassello che manca a questa assicurazione vita planetaria è testare questa tecnologia. Per farlo abbiamo bisogno di due sonde, una che impatti l’asteroide, e lo farà la sonda Dart della Nasa nel 2022 e uan seconda sonda che studi da vicino quello che è successo nell’impatto per ottenere un modello molto dettagliato del cratere al fine di validare i modelli numerici d’impatto e degli algoritmi che ci permettano un giorno di progettare una vera missione di deflessione se ne avessimo bisogno”.

La sonda Hera dell’Esa andrà a studiare gli effetti dell’impatto della sonda Dart sulla piccola luna dell’asteroide doppio Dydimos che verrà fatta rallentare di 5 minuti sulle 11 ore del suo periodo orbitale.