Alimentazione e Sviluppo sostenibile, i giovani ne sanno poco

Ricerca della Fondazione Barilla: "Il tema è educare e formare"

GIU 5, 2019 -

Roma, 5 giu. (askanews) – Poco più di 10 anni ci separano dal 2030, la data fissata dall’Onu per raggiungere i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile per promuovere il benessere umano e proteggere l’ambiente, ma i giovani – almeno quelli italiani – non sembrano avere molta consapevolezza dell’urgenza di un cambiamento reale per raggiungere questi obiettivi. Anzi, ne sanno proprio molto poco e in particolare ignorano quanto il cibo, e quindi l’alimentazione quotidiana, siano un fattore determinante per la sostenibilità ambientale.

Secondo una ricerca Ipsos per Fondazione Barilla, che ha coinvolto 800 giovani tra i 14 e i 27 anni in tutta Italia per capire cosa sanno di Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile e del ruolo che gioca il cibo nel loro raggiungimento, solo il 17% degli under 27 sa cosa siano gli Obiettivi, il 55% non li conosce affatto, il 28% superficialmente e per 6 su 10 a raggiungerli ci dovranno pensare le generazioni future.

Va meglio con il concetto di “sostenibilità”, che anche grazie a Greta Thunberg è familiare al 40% degli intervistati, ma pochi la collegano alla produzione di cibo e all’alimentazione: il 9%. Inoltre solo 1 su 3, tra chi conosce la sostenibilità, pensa che il benessere del Pianeta dipenda anche da cosa mettiamo nel piatto.

I ragazzi sanno che limitare lo spreco di cibo è tra i comportamenti che più possono giocare un ruolo importante per un’alimentazione sostenibile, mentre meno importanza si dà al fatto che il raggiungimento dei 17 Obiettivi passi da un sistema alimentare sostenibile, come la Dieta Mediterranea. C’è allora ancora molto da fare per diffondere tra i giovani una consapevolezza corretta.

Anna Ruggerini, direttore operativo di Fondazione Barilla:

“Il tema fondamentale su cui intervenire in maniera molto determinata è l’educazione, è la formazione partendo già dalla scuola primaria per proseguire poi con un bagaglio di conoscenze. È corretto fornire degli strumenti affinchè i giovani siano in grado di affrontare il mondo che devono costruire. Grazie a una collaborazione con il Miur abbiamo iniziato un percorso di formazione inizialmente rivolto ai docenti perchè si potessero aggiornare proprio sui temi della sostenibilità, che abbraccia attraverso il cibo tantissime dimensioni”.

Un punto sembra mettere d’accordo gli intervistati: far conoscere gli Obiettivi è un compito che spetta alla scuola e alle famiglie, così come alla politica e alle istituzioni in generale. Il professore dell’Università di Siena Angelo Riccaboni, coordinatore del gruppo di lavoro sull’Obiettivo numero 2 ASviS:

“L’università, la scuola deve impegnarsi sempre di più: si sta facendo molto, ci sono programmi ad hoc, per esempio possiamo anche ricorrere a forme di educazione online. Le scuole stanno facendo molti programmi su questi argomenti: certamente è un mondo tutto da valorizzare. Andare a formare i formatori, questo dobbiamo farlo anche all’università: cioè dobbiamo fare in modo che chi parla di sviluppo sostenibile sia consapevole delle sfide che ci sono. Questo non è detto che sia facile da fare, ma è un passaggio che assolutamente va compiuto”, ha sottolineato.

Fondazione Barilla ha premiato le tre classi che hanno elaborato i programmi formativi vincitori del concorso “Noi, il cibo, il nostro Pianeta – In action”, organizzato dalla Fondazione e rivolto agli studenti delle Secondarie di Secondo grado per diffondere tra i banchi la cultura della sostenibilità ambientale e dei sistemi alimentari.