Trent’anni di Centro Pecci, il museo di Prato guarda al futuro

La direttrice Cristiana Perrella e "Il museo immaginato"

OTT 23, 2018 -

Prato (askanews) – Un percorso a più livelli per fare il punto su trent’anni di attività del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, un luogo che, in un’Italia ancora sostanzialmente diffidente verso le seduzioni dell’arte del presente, ha dato corpo a un progetto diverso. E oggi la nuova direttrice, Cristiana Perrella, ha voluto costruire una sorta di autofiction per raccontare che cosa è stato il Pecci a partire dal 1988.

“Il museo immaginato – ha spiegato ad askanews – è una mostra che cerca di ricordare agli italiani, ma anche al pubblico internazionale che lo aveva seguito ai suoi esordi, che cosa è stato in quei trent’anni il Museo Pecci. E’ stato innanzitutto il primo museo d’arte contemporanea in Italia a essere costruito con questo scopo, ancora non c’era neanche la cognizione dell’archistar che disegnava il grande museo”.

Nella parte più, per così dire, tradizionale, dell’esposizione, si incontrano le tracce delle grandi mostre del passato, ma anche suggestioni più recenti: così accanto a mostri sacri come Mario Merz o Robert Morris si incontrano, per esempio, i lavori di Liliana Moro – che rappresenterà l’Italia alla prossima Biennale di Venezia – o le performance del gruppo Kinkaleri, rimesse in scena per l’occasione.

“Una parte della mostra – ha aggiunto la direttrice – che è quella che si snoda nelle sale, è una passeggiata attraverso le opere più importanti della nostra collezione, che rispecchiano la storia delle mostre. Però poi la mostra è anche altre due parti a cui tengo moltissimo, una è la Timeline, che racconta il museo attraverso documenti, fotografie, video, lettere, articoli di giornale”.

Una terza parte de “Il museo immaginato” è infine dedicata alla statistica e alla semantica dei dati dell’archivio del museo. Messa così sembrerebbe una cosa piuttosto tecnica, in realtà le informazioni che si sono raccolte sono molto interessanti. “Partendo dai dati – ha concluso Cristiana Perrella – abbiamo raccontato il museo anche nei suoi punti deboli: uno, per esempio eclatante, è quello che riguarda la presenza femminile. E’ un museo che non ha mai fatto una mostra personale di un’artista donna e dove la presenza di artiste, nelle collezioni e nelle mostre collettive, è molto minoritaria: questa cosa cambierà nel futuro del Centro Pecci”.

Altri aspetti della nuova direzione del Pecci riguardano una rinnovata apertura alla città di Prato, e al tempo stesso,una riaffermazione dell’identità del Centro come luogo plurale, aperto alle diverse forme di espressione della creatività contemporanea.