Ricerca, Falzetti (APRE): per fondi Ue Italia può fare meglio

Il direttore dell'Agenzia su H2020 e sul futuro Horizon Europe

LUG 20, 2018 -

Roma, (askanews) – Nell’accesso ai fondi europei per la ricerca e l’innovazione l’Italia “non performa male, ma può performare meglio”, ha un tasso elevato di partecipazione ai bandi ma vince poco. Occorre puntare a migliorare il rientro dell’investimento che oggi, per il programma europeo Horizon 2020, è in media dell’8%. Bisogna alzare l’asticella e puntare per il futuro programma Horizon Europe, che coprirà il periodo 2021-2027, a un ritorno a due cifre. E recuperare qualche posizione nella classifica europea. Questa l’opinione di Marco Falzetti, direttore di APRE, intervistato da askanews sul prossimo programma europeo di ricerca e innovazione Horizon Europe, che, con un budget di 100 miliardi di euro, è stato definito dalla Commissione che lo ha proposto “il più ambizioso” di sempre e sui benefici per l’Italia derivanti dall’attuale programma Horizon 2020.

APRE, l’Agenzia per la promozione della ricerca europea – sostenuta da più di 100 soci tra cui enti di ricerca pubblici e privati, università, parchi scientifici, distretti tecnologici – offre informazioni, supporto e strumenti utili a quanti in Italia vogliono sfruttare i finanziamenti europei per ricerca e innovazione. APRE ha elaborato un position paper sulla proposta della Commissione per Horizon Europe.

“Horizon Europe vuole dare continuità al programma Horizon 2020, da qui il concetto di evoluzione e non rivoluzione. Sicuramente – osserva Falzetti – l’introduzione del terzo ‘pillar’, con l’introduzione dell’European Innovation Council rappresenta la nota più importante di novità”.

APRE ha esaminato il documento proposto dalla Commissione e ha formulato alcune raccomandazioni. Quali le principali?

“Nel position paper di APRE ci sono 14 raccomandazioni. Intanto il problema del budget: 100 miliardi di euro sono una buona dotazione, bisogna fare in modo che siano 100 miliardi anche alla fine di questo percorso. Tutti quanti in questo momento stiamo rilanciando a 120 miliardi con l’obiettivo che alla fine la negoziazione ci riporti ai 100 miliardi della Commissione. Un altro punto interessante – prosegue Falzetti – che è un po’ una novità è il bilanciamento tra forme di finanziamento tradizionali tipiche di Horizon, cioè il ‘grant’ con altre forme più avanzate come ‘loan’ o ‘equity’. Cose interessanti ma che vanno utilizzate con molta attenzione, come abbiamo scritto in una delle nostre raccomandazioni. Altre cose importanti sono legate alle Pmi. La proposta della Commissione è stata un po’ radicale nell’introdurre il concetto di innovazione ‘breakthrough’. Noi – chiarisce il direttore di APRE – non abbiamo nessun problema a condividere l’attenzione della Commissione per il ‘breakthrough’, ma ci piacerebbe che la Commissione ragionasse in termini di innovazione a 360 gradi. L’Innovazione che salverà l’Europa non è solo l’innovazione ‘breakthrough’, è anche l’innovazione ‘breakthrough’ ma è anche il mantenimento della capacità di competizione dell’attuale sistema industriale e produttivo di questo paese e di tutta l’Europa”.

In attesa del prosieguo dell’iter di Horizon Europe, che coprirà il periodo dal 2021 al 2027, facciamo un passo indietro all’attuale programma Horizon 2020. In che misura l’Italia ha beneficiato di H2020?

“L’Italia è sicuramente tra i maggiori partecipanti a H2020, in termini di applicants. Essere applicant naturalmente non basta – osserva Falzetti – bisogna anche vincere e questo si misura con quello che è il ritorno. L’Italia non performa male, ma potrebbe performare meglio. Siamo ancora al di sotto di quello che è un valore tra il 12-13%. Gli obiettivi ce li possiamo sicuramente porre al di sopra di quelli che sono oggi mediamente l’8% di rientro che abbiamo nell’attuale H2020”.

Guardando a Horizon Europe, dice il direttore di APRE, “io indubbiamente alzerei l’asticella, bisogna arrivare su un ritorno a 2 cifre. E dobbiamo riconquistare qualche posizione rispetto a qualche Paese. L’Italia si posiziona bene quando è tra il secondo e il terzo posto, al massimo quarto; se andiamo sotto non è più correttamente rappresentata rispetto a quella partita. E noi la partita – conclude Falzetti – la vogliamo e la dobbiamo giocare per quello che sappiamo fare”.