Gli oggetti e le nostre storie: il nuovo Triennale Design Museum

Viaggio nell'undicesima edizione: le icone e il senso del tempo

MAG 16, 2018 -

Milano (askanews) – Gli oggetti, alla faccia di noi che continuiamo a considerarli inanimati, in realtà godono di una vita propria, molto spesso più lunga della nostra e per lunghi tratti segreta. Accade però che, talvolta, la loro vera natura si sveli e, a quel punto, l’apparente effimero si manifesti per quello che è, ossia duraturo. E’ allora che gli oggetti diventano “icone” ed è precisamente in questa condizione che li troviamo collocati nell’undicesima edizione del Triennale Design Museum di Milano, dedicata a Gillo Dorfles e alle “Storie” dei classici del novecento italiano, siano essi il motorino “Ciao” della Piaggio, il Bidone aspiratutto un completo di Armani o il libro Imbullonato di Fortunato Depero.

In mostra, in uno spazio che, fin dal ponte d’ingresso, ha la capacità di apparire completamente diverso rispetto alla precedente edizione del museo, mobili ed elettrodomestici, oggetti d’arte e soprammobili, automobili e computer. E perfino una pompa di benzina Agip Cortemaggiore. La relazione con il tempo, come ha scritto anche nel catalogo la direttrice del TDM Silvana Annicchiarico, è decisiva. Ufficialmente nel senso che “un oggetto troppo legato al presente” rischia di non essere percepito nella sua reale portata, restando nel territorio dell’effimero. Ufficiosamente nel senso che questi oggetti, tutti loro, ci parlano dello scorrere del tempo e, di conseguenza, dello scorrere della nostra vita. E non serve aggiungere altro.

La contemporaneità, però, ci incalza comunque e le prime sale, curate da Chiara Alessi, si concentrano sulle modalità di vendita, ma anche di acquisto, distribuzione, finanziamento dei progetti di design negli ultimi anni. Una fotografia, coloratissima, del punto esatto in cui i diversi mondi collidono in un “cortocircuito” che, alla fine, è forse la migliore definizione del nostro presente.

Insomma, anche se in mostra, attraverso un duplice percorso in parallelo – cronologico e tematico – ci sono solo “cose”, quello che i numerosi specchi presenti nell’allestimento ci restituiscono è un’emozione che assomiglia molto alla vita, con le sue bellezze, i suoi prezzi, la sua divertente tragicità. Ed è bello pensare che sia questo aspetto a rendere più intensa la dedica a Dorfles, nella prima edizione del Triennale Design Museum che lui non ha potuto vedere.