Doppio, rappresentazione, realtà: chi (non) è Stefania Fersini

Incontro con l'artista tra puzzle, musica... e un cesso

MAR 13, 2018 -

Torino (askanews) – Per le strade di Venezia, tempo fa, abbiamo provato a seguire le sue tracce, cercando di avvicinarci al lavoro di una artista interessante come Stefania Fersini, per provare a dare una forma più compiuta alla sua ricerca sull’assenza. E’ stato intrigante, ma poi quello che conta davvero è il lavoro e il modo in cui arriva al pubblico. Anche quello che non corre per le calle.

Nel Convitto dei Santi Martiri di via Barbaroux a Torino, a inizio marzo, Stefania Fersini ha partecipato alla mostra collettiva “Presenza/Assenza”, con una serie di dipinti di donne da rotocalco e una stanza nella quale ha dato un’apparenza concreta a molti dei suoi luoghi classici e illusori, spesso in duplice copia.

“Il doppio è il mio specchio e il mio ego, oppure mia madre e mia figlia. Il doppio è una matrioska, il doppio è la mia rappresentazione. Il doppio è sempre una copia, perché la donna dovrebbe essere un esemplare unico. La rappresentazione è l’unico modo per riuscire a sapere che siamo nella realtà”.

Ma, e noi lo sappiamo bene, la realtà – che per Stefania assume talvolta la forma di pezzetti di puzzle che a loro volta ricompongono una copia di un inesistente originale – non esiste, o meglio esiste solo in quanto finzione di altre finzioni, e comunque, anche nell’arte, ha un destino segnato. “Beh – ha concluso l’artista – la realtà alla fine va a finire sempre nel cesso”.

Magari sarà anche il wc d’oro di Maurizio Cattelan, ma chi può dirlo.