Usa: atteso l’annuncio di Trump su Gerusalemme capitale d’Israele

I palestinesi: dura decisione che mina il processo di pace

DIC 6, 2017 -

Washington (askanews) – È atteso per la serata di mercoledì 6 dicembre 2017 l’annuncio ufficiale del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele, nonostante decenni di cautela americana sulla questione e gli avvertimenti dei leader della regione e della comunità internazionale sui rischi di una simile decisione.

Trump ordinerà di preparare il trasferimento dell’ambasciata degli Stati Uniti da Tel Aviv a Gerusalemme, ma non fisserà un calendario. L’intera operazione, secondo fonti americane, dovrebbe richiedere molto tempo: mesi, se non anni. Occorrerà trovare un sito e i finanziamenti e poi costruire la nuova sede, rispettando tutti gli standard di sicurezza. Ma la decisione, secondo gli osservatori, non sarà priva di conseguenze minando alla base il processo di pace tra Israele e Palestina.

Durante una conversazione telefonica, il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha messo in guardia Trump contro le “pericolose conseguenze della sua decisione sul processo di pace, sulla sicurezza e la stabilità nella regione e nel mondo”.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, ha ricordato a Trump che “Gerusalemme è la linea rossa per i musulmani”, impegnandosi a convocare un summit dell’Organizzazione della cooperazione islamica “entro 5-10 giorni” dall’annuncio.

Anche il presidente francese, Emmanuel Macron ha espresso a Trump la sua “preoccupazione” ed ha ricordato che la questione dello status di Gerusalemme dovrebbe essere regolata nel quadro dei negoziati di pace tra israeliani e palestinesi.

L’Unione europea ha messo in guardia contro le “gravi ripercussioni” di una tale decisione americana. L’Alto rappresentante dell’Unione europea per la Politica estera, Federica Mogherini ha sottolineato l’importanza di rimanere concentrati sugli sforzi per riavviare il processo di pace ed evitare qualsiasi azione che possa minarli”.

Anche Papa Francesco è intervenuto sulla questione. “Al riguardo non posso tacere la mia preoccupazione – ha detto – e rivolgere un appello affinché sia rispettato lo status quo della città, in conformità con le pertinenti risoluzioni degli Stati Uniti”.

Prova della tensione che l’attesa di questa decisione sta suscitando nella regione, il fatto che gli stessi Stati Uniti hanno proibito ai dipendenti del governo americano di recarsi nella Città Vecchia di Gerusalemme. Il divieto si applica anche alla Cisgiordania, un territorio palestinese occupato da Israele e contiguo a Gerusalemme, ha reso noto il Dipartimento di Stato.