Caparezza: con “Prisoner 709” stavolta guardo dentro me stesso

Nel nuovo disco percorso terapeutico di accettazione difficoltà

SET 14, 2017 -

Milano (askanews) – Un disco molto diverso dai precedenti perché rivolto all’interno e non più all’esterno come un percorso di auto analisi: “Prisoner 709” è il nuovo album di Caparezza, che da “prigioniero”, come dice il titolo, esplora una serie di contrasti, ragione e religione, servire o comandare, perdono o punizione sono alcuni, uno per ciascuno dei 16 brani. L’album è nato dopo l’acutizzarsi di un problema all’udito, un acufene che lo accompagna da anni. Per incontrare i giornalisti il cantante ha scelto una ex fabbrica di Milano e si è seduto in mezzo a loro in cerchio, come in una sorta di terapia di gruppo.

“Prigioniero di me stesso, sono il mio stesso carceriere, questo non fa di me un bipolare ovviamente. Io penso che un po’ tutti lo siano, in un modo o nell’altro, i problemi che ti capitano nella vita ti portano a farti domande su cosa sarebbe successo se avessi fatto un’altra cosa, ci sono momenti di insoddisfazione lavorativi o sentimentali: tutto ti porta a dubitare anche di te stesso e quel dubbio l’ho cristallizzato in questo album. Questo non fa di me una persona depressa ma inquieta che è quello che sono sempre stato ma stavolta concentrato su di me e non sulla critica sociale”.

Il titolo prende spunto dall’esperimento della prigione ideato da uno psicologo di Stanford: un gruppo di studenti doveva recitare il ruolo di guardie e prigionieri, ma anziché due settimane durò sei giorni perché nessuno riusciva più a sganciarsi dal ruolo assegnato. Il disco è un percorso circolare, inizia e finisce con una canzone con lo stesso titolo: “Prosopagnosia” è un deficit che impedisce il riconoscimento dei volti altrui, in questo caso è l’artista che non riesce più a riconoscere se stesso.

“La prima canzone e l’ultima sono la stessa ma la prima è inquieta, dolorosa, un pezzo che non avevo mai fatto con questo sentimento, l’ultima è l’accettazione di questo momento di difficoltà e quindi felice. Si passa da Prosopagnosia a Prosopagno sia”.

L’album è ricco di riferimenti e citazioni che lo rendono “non semplice”, ma Caparezza non teme di creare una barriera tra sè e il pubblico. “Io non ho questa paura e non ho paura di essere simpatico o antipatico, sono così e non posso farci nulla”.