I 110 anni del Centrale di Milano: il cinema più antico d’Italia

La sua storia raccontata in un libro dello storico titolare

GIU 28, 2017 -

Milano (askanews) – Un cinema, due sale e 110 anni di storia culturale di Milano passati fra le sue pareti e sui suoi schermi. È dal 1907 che il Cinema Centrale apre le porte nel cuore della città, in via Torino: ad oggi ha superato il secolo di vita in piena attività, nonostante le difficoltà del settore in generale e delle piccole sale in particolare.

Una longevità che gli vale il titolo di cinema più antico d’Italia in attività, merito dell’impegno di Alberto Massirone, storico titolare della sala, e della sua famiglia che da 55 anni si occupa del Centrale. Una storia di passione raccontata ora in un libro, presentato durante un evento celebrativo a cui hanno partecipato anche l’assessore alla cultura di Milano, Filippo Del Corno e il sottosegretario alla presidenza della Regione Lombardia Gustavo Cioppa. In “Cinematografo Centrale, 110 anni di storia”, scritto dallo stesso Massirone, la storia della sala si mescola con quella familiare e del cinema internazionale.

“Se torno indietro nel 1962 si proiettavano due film, molto semplici per accontentare il gusto di quella clientela – ha ricordato Massirone, aprendo le porte della memoria – potevano essere western, gialli, cappa e spada, romantico, molto andava il comico”.

Non sono mancati gli anni difficili. “La gente non andava più al cinema e i cinema chiudevano e io ho voluto resistere – ha sottolineato Massirone – rimettendoci in alcuni momenti tanti soldi, questo è legato all’affetto, è come una creatura che ha bisogno di essere aiutata, magari questo è romanticismo, ma è così, altrimenti ora il cinema Centrale non ci sarebbe più”.

E invece esiste e resiste grazie a scelte precise, solo film di qualità, anche in inglese, innovazione tecnologica continua e iniziative originali come quella del “biglietto sospeso”, in cui la cultura incontra il sociale: chiunque può pagare un biglietto in più per offrire un film, e un paio d’ore di sogni, a chi non può permetterselo.