Roma, (askanews) – E’ trascorso un anno da quando Papa Francesco è volato a Lesbo, in Grecia, e ha deciso di riportare, sul suo stesso aereo, alcune famiglie siriani fuggite dalla guerra, per essere poi ospitate in Vaticano. Un anno dopo, 12 siriani stanno lentamente ricostruendo la loro vita, a Roma. Grazie al supporto della Comunità di Sant’Egidio e a un grosso lavoro di integrazione e accoglienza.
Tra i 12 profughi siriani, c’è anche la famiglia Essa: “Ci hanno chiesto se volevamo venire in Italia e all’inizio per noi la proposta è stata quasi uno schock – dice Nour, 32 anni – perché non pensavamo a una cosa del genere. Poi abbiamo detto di sì, e il giorno dopo siamo partiti”.
La famiglia Essa parla correttamente l’italiano. Nour ha ottenuto il riconoscimento in Italia dei suoi diplomi universitari siriani e francesi. E recentemente ha trovato lavoro come biologa in un ospedale romano. Tutto grazie alla Comunità Sant’Egidio, che si è occupata del progetto di accoglienza delle famiglie portate da Lesbo da Bergoglio.
Daniela Pompei, di Sant’Egidio: “Il nostro sogno è che si inseriscano in Italia, a Roma, rimangano anche accanto a noi, aiutando qualcuno che è più povero di loro”.