Giappone e barocco: Il maestro del teatro Noh e l’Orfeo

Kazufusa Hosho, erede di una dinastia, nell opera di Monteverdi

OTT 13, 2016 -

Roma, (askanews) – La musica barocca è vicina allo spirito giapponese: ne è convinto Kazufusa Hosho, maestro del teatro Noh, uno dei protagonisti di Japan Orfeo, la rivisitazione dell'”Orfeo” di Monteverdi messa in scena a Tokyo.

Kazufusa Osho danza e recita da quando aveva quattro anni, adesso ne ha trenta, è il giovane erede di un teatro cerimoniale con una storia di venti generazioni.

“Non conoscevo bene la musica del teatro barocco – spiega – ma adesso dopo averci lavorato e dopo aver studiato l’Orfeo, trovo che l’opera barocca sia la più vicina al teatro giapponese, quella che richiama la profondità dell’essere umano e la vicinanza al divino, l’espressione del mistero, più dell’opera lirica della tradizione successiva”.

Nello spettacolo, Hosho è l’incarnazione giapponese di Proserpina, moglie di Plutone.

Il mito classico di Orfeo, il semideo che scende agli inferi nella speranza di riportare alla vita la moglie Euridice, è molto vicino al mito classico giapponese degli Izanami e Izanagi.

“Non si tratta di compromettere il valore originale delle nostre produzioni culturali ma di trovare uno spazio per l’incontro di due spettacoli. E uno spazio interessante, nuovo che ci permette di rinnovare la tradizione”, ha aggiunto.

Oltre agli attori-danzatori e all’orchestra del teatro Noh, in scena accanto a cantanti e musicisti barocchi, italiani e giapponesi, c’erano anche Kanjuro Fujima, coreografo e danzatore, ottava generazione della scuola di danza classica giapponese Nihon Buyo,

e gli affascinanti strumenti di corte dell orchestra Gagaku.

Monotori Miura è lo specialista assieme a Hana Miura e Moriyuki Shimeno.

“Abbiamo rappresentato la prima opera della storia mettendo in scena gli artisti della vera tradizione giapponese, non una imitazione. E un confronto molto interessante che arricchisce tutti, e da cui vediamo anche quello che ci accomuna”.

Japan Orfeo, un’idea del regista Stefano Vizioli e del direttore Aaron Carpené, è andato in scena a Kamakura e a Tokyo per i 150 anni di amicizia fra Italia e Giappone. Il 12 ottobre in sala c era anche l imperatrice Michiko.