Welfare, come fare previdenza nell’era delle reti

Confassociazoni apre dibattito sulle sfide della welfare society

LUG 7, 2016 -

Roma, (askanews) – Provare a fare previdenza nell’era delle reti, affrontando

efficacemente le nuove sfide dettate dalla welfare society. Su questo tema strategico Confassociazioni, la confederazione delle associazioni professionali, ha lanciato un confronto aperto con gli attori del sistema previdenziale italiano, pubblici e

privati, al fine di individuare un percorso che sappia fornire risposte adeguate alle nuove forme di lavoro, ai giovani, alle categorie più esposte, in una visione di futuro che supera il welfare state così come lo abbiamo conosciuto finora.

Il presidente di Confassociazioni, Angelo Deiana:

“Fare previdenza significa prevedere e quindi cercare di capire come nei prossimi 20-30 anni si possa andare, secondo Confassociazioni, a costruire qualcosa che non appartenga più al passato, al welfare state che non ha più risorse pubbliche per

raggiungere i risultati di prestazioni che siamo abituati ad avere ma per costruire una rete di welfare society tra professioni, imprese, banche, assicurazioni, terzo settore, che rappresenti la rete di salvataggio per il trapezista. Cioè dobbiamo fare salti mortali per avere non solo le stesse prestazioni ma addirittura migliori”.

In quale direzione allora muoversi? Lo spiega il vicepresidente vicario di Confassociazioni, Riccardo Alemanno:

“Soprattutto dare maggior importanza a quello che è il lavoro autonomo di seconda generazione, ovvero a quelle attività professionali che si rifanno alla legge 4 del 2013 e che sono assorbite per la previdenza dalla gestione separata dell’Inps.

Non è stato compreso come questo settore non sia solo trainante per lo stesso bilancio dell’ente ma anche per il nostro mondo economico, per il nostro paese”.

Secondo pilastro, previdenza complementare e lavoro autonomo dunque sempre più al centro della costruzione del nuovo welfare. E tra gli autonomi le donne sono quelle che soffrono maggiormente il gap di protezione rispetto alle lavoratrici dipendenti, come evidenzia la responsabile di Confassociazioni per le pari

opportunità Federica De Pasquale:

“Il punto veramente dirimente oggi è eliminare le discriminazioni che ci sono tra le tutele e i diritti che hanno le lavoratrici dipendenti e quelle che purtroppo non hanno le lavoratrici autonome, quindi cercare di uniformare considerando tutte come

lavoratrici”.

Intervenuti in occasione del dibattito aperto da Confassociazioni tra gli altri il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Maria Ferri, la presidente di Human Foundation Giovanna Melandri e il presidente della commissione lavoro della Camera Cesare Damiano. Che riassume così il momento e il futuro della previdenza, soprattutto complementare, in Italia.

“Devo dire che il governo ha fatto scelte poco incoraggianti perchè tassare troppo la previdenza complementare e pensare poi che i giovani vadano ad iscriversi è difficile. Quindi si deve tornare alle tassazioni di vantaggio e costituire delle reti

previdenziali che siano capaci di sommare la previdenza pubblica e la previdenza complementare che si aggiunge a scelta dei lavoratori”.