Ungheria: nuova diplomazia economica per attrarre investimenti

2.800 le imprese italiane nel Paese magiaro, il caso Datalogic

GIU 15, 2016 -

Bologna (askanews) – Una legislazione del lavoro considerata tra le più flessibili e innovative in Europa, flat tax al 15 per cento sul reddito delle persone fisiche, e utili societari tassati del 10% fino a un milione e mezzo, e al 19% sugli importi superiori. E ancora: una rete di collegamenti stradali e ferroviari tra le più efficienti nell’UE e un posizionamento geografico nel cuore dell’Europa che la rendono la piattaforma logistica ideale per i movimenti commerciali Est-Ovest: sono alcuni degli elementi economico-fiscali-infrastrutturali che fanno oggi dell’Ungheria il nuovo polo attrattivo per gli investimenti produttivi in Europa.

Uscita dalla crisi economica con una serie di interventi e riforme, l’Ungheria punta ora le sue carte su una nuova “azione di diplomazia economica”, come la definisce Làszlò Szabò , vice ministro magiaro degli Affari Esteri e del Commercio Estero: le rappresentanze diplomatiche sono in pratica chiamate a focalizzarsi e spingere sui programmi di promozione e sostegno agli investimenti in Ungheria. “Con l’inizio della crisi il Paese si è ritrovato in una grave situazione economica – dice Szabò – E per superare questa crisi il governo ha messo in atto più iniziative: abbiamo significativamente ridotto l’imposizione fiscale sulle persone fisiche, e sulle imprese, e ancora reso il codice del lavoro tra i più flessibili in Europa. Quindi, considerando i livelli di retribuzione ancora bassi, costruito le condizioni per rendere molto competitivi gli investimenti industriali”. Làszlò Szabò è in Italia per una serie di conferenze economiche con imprese e istituzioni, prima delle quali a Bologna, presso la Fondazione Aldini Valeriani.

“L’Ungheria ha 122 rappresentanze all’estero – prosegue – chiamate ora a focalizzarsi su questa nuova azione diplomatica. E quindi le nostre ambasciate, i consolati, sono vicini alle nostre imprese, ricercando partner e sostenendo anche gli investimenti nel nostro Paese”.

Al fianco delle rappresentanze diplomatiche, come strutture operative per rendere concrete le forti agevolazioni previste, operano l’Hipa, che gestisce un sistema a sportello unico per le imprese che investono in Ungheria; l’Hungarian National Trading House, attiva nell’agevolare partnership e accordi anche tra pmi; e la Exim Bank, l’istituto banacario per l’import e l’export.

“Forbes, Financial Times e diverse altre importanti testate economiche hanno già indicato l’Ungheria come il Paese più attrattivo per il centro-est dell’ Europa – sottoline il vice ministro – E vediamo che di anno in anno gli investimenti stanno effettivamente crescendo sempre di più”.

Sono già circa 2800 le imprese italiane presenti in Ungheria: si va da piccole realtà a grandi imprese, che hanno trovato vantaggi e motivazioni per investire in Ungheria non solo nelle opportunità fiscali e finanziarie, ma anche per molto altro, come spiega Luigino Righetto, general manager di Datalogic Hungary.

Datalogic ha investito negli ultimi due anni 9 milioni di euro per aprire un centro di produzione nel Paese magiaro e realizzare la propria piattaforma logistica europea, per 210 dipendenti tra colaboratori diretti e indiretti. “E uno stato baricentrico in Europa – dice Righetti – è uno stato dove il mercato home è competitivo in modo interessante, e dove abbiamo la possibilità di trovare personale qualificato per le nostre produzioni di alta tecnologia”.

Tra gli incentivi e gli strumenti illustrati nel corso della conferenza ci sono i contributi governativi diretti a fondo perduto e quelli cofinanziati dalla Unione europea, i finanziamenti fino al 73 per cento delle spese per attrezzare e mantenere officine meccaniche, e le agevolazioni fiscali sui contributi sociali sulle retribuzioni. “Vorremmo – conclue Szabò – quindi che le imprese italiane scoprissero l’Ungheria come base produttiva: così vicina dal punto di vista geografico e così ricca di mano d’opera qualificata e competitiva”.